L’università diventa digitale: boom di informatica e percorsi sui big data

La crescente richiesta di know-how “digitale” da parte delle aziende trova già un primo riscontro nell’offerta formativa delle università, che si adegua per aggiornare i profili forniti al mercato. Uno dei trend più evidenti è il rafforzamento dell’area informatica, lo sviluppo più immediato in relazione al trattamento dati. 
«Per informatica abbiamo circa un migliaio di richieste di iscrizione – spiega il rettore del Politecnico di Torino Marco Gilli – ed è una delle aree di maggiore crescita». In generale, sui temi di Industria 4.0, la scelta di Torino è stata quella di creare centri interdipartimentali per aggiornare i curriculum, lavorando sui corsi di studio esistenti. «Per preparare queste figure – aggiunge – servono competenze trasversali, sempre costruite però su solide fondamenta, conoscenze di base necessarie per gestire le tecnologie che cambiano». Boom di informatica anche a Milano e al Politecnico di Bari (che l’anno prossimo avvierà anche una magistrale in automation engineering in inglese) che in due anni ha quasi raddoppiato a quota 350 le “matricole”, «solo per il numero chiuso – spiega il rettore Eugenio di Sciascio – perché in realtà la richiesta supera quota 500». La creazione di un profilo ad hoc di “scienziati” dei dati, percorso avviato in Italia dalla Sapienza di Roma, è la strada battuta ora da numerosi atenei, tra cui la Bicocca di Milano. Che da quest’anno ha avviato un corso di laurea magistrale biennale per fornire competenze avanzate sia di informatica che di statistica. In movimento anche la Luiss Guido Carli di Roma, che ha inserito un master full-time in big data management in partenza a marzo e una laurea triennale proprio in Data Science che prenderà il via a settembre con 40 posti. «C’è un forte interesse da parte delle aziende – spiega il prorettore Andrea Prencipe – che ci chiedono ora di finanziare cattedre specifiche. Su questi temi siamo voluti entrare quasi “a gamba tesa” perché crediamo che la digitalizzazione stia già avendo e in prospettiva avrà un impatto sempre più pervasivo nella vita delle imprese».
L’analisi dei dati è anche il focus della nuova laurea magistrale di Padova, avviata quest’anno proprio per formare nuovi data scientist. «Un percorso interdisciplinare in cui crediamo l’Università debba dare un contributo – spiega il prorettore al trasferimento tecnologico Fabrizio Dughiero – dove pensiamo che i numeri possano solo crescere. Nel primo anno ci sono 30 studenti ma abbiamo voluto limitare il numero per tenere alta la qualità. In generale le nuove matricole di ingegneria sono più di 3800, il nostro record». Altro percorso in crescita per l’ateneo è quello in meccatronica, arrivato a sfiorare le 100 unità. Strada battuta anche dalla Liuc di Castellanza, dove il master su questi temi costruito insieme alle aziende fa il pieno di iscritti e ha un tasso di occupazione del 100%.
Area in cui dal prossimo anno accademico l’Università Federico II di Napoli punta ad avviare un percorso triennale sperimentale professionalizzante, creando una sorta di ingegnere “junior”, già però direttamente spendibile sul mercato del lavoro, con un target iniziale di 50 iscritti. Altra area di sviluppo 4.0 è nell’area di ingegneria meccanica, dove dallo scorso anno è attivo un curriculum ad hoc in advanced manufacturing. «Idea sviluppata insieme al gruppo Ge – spiega il presidente della scuola politecnica Piero Salatino – per trattare temi chiave quali la prototipazione virtuale o la stampa 3D, percorso che vale la metà dei crediti dell’intera laurea». Altro esempio di aggiornamento sui temi 4.0 è Venezia. Grazie ad una partnership con l’incubatore di start-up H-Farm, l’Università Ca’ Foscari ha appena avviato una laurea triennale in digital management, partita in numero chiuso con 84 iscritti. Percorso in inglese che tratta temi quali e-commerce, sicurezza informatica, gestione dei sistemi informativi. start-up e trasformazione digitale di imprese mature.