Le linee guida segrete di Facebook

The Guardian è riuscito ad entrare in possesso delle regole e delle linee guida che Facebook utilizza per moderare i dibattiti su temi che riguardano violenza, odio, terrorismo, razzismo, pornografia. Senza voler esprimere giudizi, una cosa appare chiara, il gigante dei social media, con oltre 100 documenti, cerca di frenare e controllare fenomeni preoccupanti, ma il revenge porn, cioè la pubblicazione, per vendetta, di foto intime dell'ex partner e temi scottanti come la pedopornografia, spesso sono fuori controllo visto che i moderatori devono affrontare una mole di lavoro talmente grande che non consente, in pochi secondi, di valutare quanto un'immagine sia appropriata o no. Facebook, secondo il Guardian, non è in grado di controllare i suoi contenuti perché è cresciuto troppo e troppo in fretta.
Ecco alcuni esempi di cosa si deve cancellare o può rimanere in rete: “Qualcuno spari a Donald Trump" tuti i riferimenti malevoli nei confronti di Trump, secondo Facebook, devono essere cancellati perché è un capo di Stato, un personaggio pubblico e, in quanto tale, deve essere tutelato. Mentre frasi quali:"muori", “Ecco come strozzare….” possono essere lasciate perché "non sono considerate minacce credibili".
Basta poi segnalare come “urtanti” i video di morti violente, perché non sempre devono essere cancellati, questa è la giustificazione nel manuale di Facebook: potrebbero servire a creare consapevolezza su tematiche come, ad esempio, le malattie mentali.
Immagini di abusi non sessuali, non fisici, o immagini di bambini perseguitati da bulli, non devono essere cancellate, a meno che non ci siano elementi sadici o di esaltazione. Le foto di animali maltrattati possono essere condivise, se le immagini sono sconvolgenti, basta segnalarlo. Maglie larghe anche con i video streaming di persone che compiono atti di autolesionismo.
Le opere d'arte che mostrano nudità o scene di sesso sono consentite, ma invece sono da censurare le opere d'arte digitali che contengono scene di sesso.
Un utente con più di 100,000 followers su un social media, è considerato 'figura pubblica' e questo lo rende più vulnerabile perché non ha le protezioni che hanno i privati.
I moderatori del Social sono ormai, numerosissimi, ma questo non risolve i tanti problemi; le decisioni, le scelte, oltre ad essere prese in pochi secondi, sono comunque fatte da Facebook che, attraverso i suoi file, oggi resi noti da Guardian, trasferisce criteri e regole che, a voler essere magnanimi, possono essere definiti opinabili.