Truffe: attivati servizi telefonici mai richiesti

La denuncia è di Adiconsum che continua a ricevere segnalazioni dai clienti che hanno perso danaro a causa di abbonamenti a servizi mai richiesti. Il fenomeno è inarrestabile e le autorità che dovrebbero vigilare sembrano distratte. Le truffe sono sempre dello stesso tipo, la più utilizzata è quella dell'utente che, dopo aver scoperto di aver perso credito sulla scheda ricaricabile, chiama il call center e l'operatore gli segnala abbonamenti a servizi mai richiesti. A questo punto, per arginare le proteste, l’operatore propone la segnalazione di rimborso solo per l’ultimo mese e non per l’intero periodo. Per avere il pieno ristoro dei danni ci vuole il tentativo di conciliazione presso il Corecom, ma molti rinunciano per pigrizia, mancanza di tempo o, semplicemente perché ignorano tale possibilità.

Anche Whatsapp può diventare uno strumento per truffare ed è capitato con qualsiasi operatore. L'utente mentre naviga vede apparire un banner che invita a cliccare per ottenere emoticon gratuite per Whatsapp o, chiede di confermare l’abbonamento al servizio. Può bastare un clic per attivare un servizio che costa 5 euro a settimana e non sempre appare l’avviso che si deve pagare. L'abbonamento, in qualche caso, è stato anche attivato senza alcun clic. 
Agcom e Antitrust già dal 2013 hanno avviato richieste pressanti agli operatori telefonici per cercare di fermare le truffe, ma gli strumenti sono sicuramente insufficienti e poco efficaci. 
I truffatori introducono nel circuito dei network pubblicitari delle pubblicità civetta che sono vere e proprie trappole. I costi dell'abbonamento sono nascosti o inesistenti e quando il malcapitato ci clicca su, è fatta. Il servizio, regolato con il sistema dei vas premium (value added service) riceve dall'operatore il numero di telefono dell'utente e, su quel numero si farà l'addebito che darà anche all'operatore una quota del ricavato.

L'Antitrust ha cercato di provare l’illeceità di questo passaggio, ma l’istruttoria si è chiusa nel 2016 perché gli operatori garantivano che le protezioni messe in atto potessero bastare. Si tratta di piattaforme che, per confermare l'abbonamento, hanno bisogno di due clic in finestre separate, ma evidentemente queste contromisure non bastano. I truffatori riescono anche a simulare, in automatico, il doppio clic e ad eseguire comandi all'insaputa dell'utente. Tra le ipotesi c’è quella che utilizzino tecniche di cross site scripting applicate sul browser.
Ci vuole quindi qualcosa di più consistente e ci sarebbe. L'Agcom, già nel 2014 con "Bolletta 2.0", ha proposto di bloccare il passaggio automatico del numero dall'operatore al fornitore del servizio e consentire l'addebito solo se l'utente inserisce manualmente il proprio numero in una finestra. La delibera si è arenata subito, ma ora Agcom minaccia di riprendere il fascicolo della Bolletta 2.0 e questo potrebbe essere l’atto che pone le basi per la soluzione di un annoso e costoso problema per i consumatori.