Cie 3.0, Spid, ma la cittadinanza digitale è lontana
Ancora difficile la diffusione della carta di identità elettronica, da luglio 2016 ad oggi, sono stati 300mila cittadini di 199 città ad entrare in possesso della smart card, a questi numeri si devono aggiungere i 4 milioni che l’hanno avuta negli anni precedenti, ma non si tratta di grandi numeri e quasi sicuramente non si riuscirà, come era nei programmi, a coprire l’intero territorio nazionale entro il 2018.
Tra i fattori che frenano la diffusione ci sono i costi della Cie che sono circa 22 euro, quella cartacea si ottiene con 5 euro. Poi c’è da mettere in conto la disorganizzazione e l’inadeguatezza dei Comuni che il ministero dell’Interno sta cercando di verificare attraverso un questionario che metta in luce le difficoltà e consenta di identificare gli interventi necessari per accelerare l’emissione della nuova Carta d'identità elettronica. In ultimo, ma non meno importante, il rapporto e la convivenza della Cie con Spid. C’è infatti il rischio che pin unico e carta di identità elettronica possano confliggere.
Spid, come sappiamo, si realizza in due momenti. L’identificazione dell’utente e il rilascio del pin unico; questa fase prevede che il richiedente si faccia identificare dal provider, una modalità costosa e che comporta qualche difficoltà in termini pratici che potrebbe, però, essere facilitata proprio dalla Carta di identità elettronica che, invece, consente il riconoscimento più facilmente e anche modo più sicuro. Ma è nella seconda fase che identità digitale (Spid) e carta elettronica potrebbero avere problemi di convivenza. Perché Spid al secondo livello di utilizzo consente l’autenticazione per l’uso dei servizi e al livello tre, cioè il più alto, necessita di una funzione di riconoscimento che potrebbe confligge con la carta elettronica. C’è anche un altro possibile problema oltre alla relazione con lo Spid, il tema della gestione dei dati. Perché la nuova spinta in avanti del governo Renzi e l’investimento anche in termini economici della Carta digitale avviene in concomitanza con uno dei progetti più impegnativi per la PA digitale:l’anagrafe Unica della popolazione residente (Anpr) che prevede l’impegno dei Comuni a questa impegnativa migrazione, un processo che si sta rivelando piuttosto difficile in termini di armonizzazione delle informazioni.
Possiamo affermare che nodi di natura giuridica ancora da sciogliere, tecnologie da adeguare, difficoltà di armonizzazione, sono ostacoli che, al momento, non facilitano, la realizzazione del Sistema di cittadinanza digitale.