Paradosso startup: la metà delle imprese innovative non ha un sito Web

Startup innovative, ma con siti web non funzionanti o addirittura inesistenti. Se il sito c’è, non rispetta i parametri SEO per farsi trovare dai motori di ricerca. È la sintesi dei dati del Report Startup Seo 2017, la ricerca condotta dall’agenzia di digital marketing Instilla sulla qualità dei siti web delle Startup italiane.
Sul totale delle 7.568 imprese, iscritte nel registro delle startup innovative a luglio 2017, solo il 49,7%, hanno un sito funzionante a settembre 2017. 
Più di un quarto delle imprese ha dichiarato di non avere un sito web, e, tra quelle che ne dispongono, nel 20% dei casi il portale web non è funzionante. 
Più incoraggiante la situazione sul fronte del mobile: quasi il 90% dei siti web funzionanti è anche ottimizzato per la visualizzazione da smartphone. Anche in questo caso, però, non mancano le criticità, perché ad esempio i siti con una sufficiente velocità di caricamento pagine da smartphone sono poco più del 30%.
Una pagina web funzionante è quasi inutile se non è dotata di buoni parametri Seo, che facilitano le ricerche in rete: headings, meta description e sitemap sono solo alcuni dei parametri per valutare il livello di ottimizzazione per motori di ricerca di un sito. Eppure, considerate le imprese iscritte al registro che hanno un sito performante per chi accede da smartphone, si scopre che sono meno di 100 quelle con un sito che rispetta i parametri base per una buona Seo.
La prima edizione del report di Instilla, pubblicato due anni fa, nel 2016, su dati relativi al 2015, ha messo in luce le mancanze strutturali della presenza online delle startup italiane, tanto da essere citata anche dal documento del ministero dello Sviluppo economico a supporto della relazione al Parlamento sulla legge che nel 2012 ha istituito il concetto normativo di startup innovativa.
La ricerca relativa al 2017 presenta i dati delle startup iscritte al registro di Stato e a quelle che sono supportate da “facilitatori” dell’ecosistema italiano (investitori, incubatori, acceleratori). La dicotomia tra i due campioni è significativa perché comprende sia startup, iscritte al registro di Stato e supportate da facilitatori, sia quelle che fanno parte di uno solo dei due gruppi.