Contante addio. Carte di credito, pagamenti digitali, app
Gli italiani sono sempre più attratti dai pagamenti digitali, ma il canone delle carte e il prelievo agli sportelli automatici sono ancora troppo cari. E’ arrivata da poco anche ApplePay e prendono il via anche i bonifici fatti dallo smartphone, ma anche per questi l’utente affronta costi. Nonostante i dati in crescita, nel 2016 si registrano 200 miliardi di euro di pagamenti con carta di credito, di debito, Pagobancomat, l’uso del contante, con 10 miliardi l’anno, resta ancora significativo. I motivi: non tutti i negozi hanno il terminale Pos, anche se sarebbe obbligatorio; molte persone preferiscono fare acquisti con il denaro contante; e come già accennato, i costi delle carte sono ancora troppo salati. Un’attenzione particolare meritano anche i costi delle carte revolving perché il loro tasso annuo effettivo lordo (Taeg) si aggira intorno al 19%. Pagare a rate gli acquisti fatti con la carta di credito ha sempre costi elevati e, se non è proprio necessario, meglio evitare.
Ma quanto costa il denaro di plastica?
La maggior parte degli istituti di credito impone un canone medio di 35 euro, ma alcuni arrivano fino a 80 euro. Il servizio è gratuito solo presso due banche on line.
C’è da dire, però, che anche il prelievo di contanti non è a buon mercato, in media incide del 3,6% sull’importo prelevato, con un minimo di 3 euro per i piccoli prelievi. Solo a titolo di esempio, se preleviamo 100 euro il servizio ci costerà poco meno di 4 euro.
La nostra banca quanto ci farà pagare per le transazioni senza contante?
Il canone annuo di una carta prepagata, in media è di 8, 40 euro, ma può arrivare anche a 12. Le ricariche di una prepagata costano in media 80 centesimi se fatte utilizzando l’online banking, ma salgono a 1,20 se ricorriamo all’Atm. Un assegno può costare intorno ai 20 centesimi, un bonifico 3,60 euro, se fatto allo sportello e un euro se online, ma in alcune banche si paga anche più di 2 euro.
Servizi bancari piuttosto cari, dunque, ma se andiamo a fare la spesa, pagare con la carta di credito, o anche il bancomat, non ci costa nulla. Nel biennio 2014-2016 le operazioni effettuate con Pago Bancomat sono cresciute del 30%, per un totale di 115,4 miliardi di euro e sono cresciute del 15% quelle con carta di credito, che hanno raggiunto 62,3 miliardi. Anche le carte prepagate sono sempre più utilizzate, mentre assegni e bonifici lo sono sempre meno.
Ma qualcosa sta cambiando e le banche presto dovranno scendere a patti con il fenomeno dei pagamenti via smartphone. Il primo caso in Italia è quello di Unicredit, che ha firmato l’accordo con Apple per i pagamenti via iPhone, ma già entro l’anno aderiranno molte altre realtà. Per ora, comunque, c’è solo Apple Pay, il sistema è veramente facile da usare, basta avvicinare l’iPhone a un Pos contactless e autorizzare l’operazione con il sensore di impronte digitali; sicuramente piacerà agli italiani e già è stato annunciato, nel il 2018, anche l’arrivo di Android Pay.
Basterà questo a far scendere i costi dei servizi bancari, sia per i clienti che per gli esercenti che oggi, anche emettendo uno scontrino di pochi spiccioli, hanno commissioni che incidono fino all’8-9%?
Certo è che sale, nel nostro Paese, il numero delle persone che utilizzano il telefonino per pagare i servizi. Va detto però che oggi il contactless, senz’altro comodo, ha gli stessi costi della carta di credito, mentre il peer-to-peer, che trasferisce denaro con le app, è gratuito, o costa pochi spiccioli. Questo sarà di sicuro un fattore trainante per la crescita dei micropagamenti senza danaro contante.
La prima, a sviluppare una App di questo genere, nel nostro Paese, è stata la startup tutta italiana Satispay. I micropagamenti non hanno costi né per l'utente, né per gli esercenti e Satispay conta già una rete di 16 mila esercizi convenzionati. Intesa Sanpaolo, invece, ha avviato da poco un progetto pilota che coinvolgerà alcuni supermercati Esselunga. Presto, anche in Italia, come in tanti altri Paesi, potremo usare i sistemi di pagamento digitale per pagare il taxi, il quotidiano, la colazione al bar.
C’è già anche l’App Tinaba che consente il peer to business e cioè, di trasferire denaro tra imprese adoperando lo smartphone.
Indubbiamente i pagamenti senza contanti sono sempre più utilizzati, anche per piccoli importi; lo sviluppo di App e la crescita del mercato fintech, cioè servizi e prodotti finanziari venduti attraverso le tecnologie, promettono bene e questo ci fa ben sperare in trasformazioni che portino anche alla riduzione del costo delle carte.
Abbandoneremo l’uso del contante? Sicuramente no, ma disincentivarne l’uso nelle transazioni, potrebbe dare anche un contributo nel contrasto alle attività terroristiche, il riciclaggio, l’evasione.