Adolescenti autoreclusi, il web può aiutarli

In aumento i ragazzi che rifiutano qualsiasi contatto con il mondo esterno, sembra che siano centomila. Sono adolescenti, il 90% maschi, autoreclusi nelle loro stanze che scelgono Internet come unico ponte verso l'esterno. In Giappone si chiamano hikikomori, da noi ritirati sociali, ed è una epidemia che pochi sono in grado di curare. Si tratta quasi sempre di ragazzi sensibilissimi e particolarmente intelligenti che si sentono rifiutati, che sono stati oggetto di bullismo o, anche solo afflitti da un senso di inadeguatezza rispetto ai coetanei, incompresi a scuola, poco inclini a competere.
Il primo ad identificare il fenomeno è stato lo psichiatra giapponese Tamaki Saito negli anni Ottanta, quando internet non era ancora così diffuso e pervasivo e anche molto prima che gli smartphone diventassero il giocattolo preferito dei Millennials e non solo.
Molti, sbagliando, credono che siano affetti da dipendenza da Internet, e che le molte ore davanti al computer li hanno portati all’isolamento volontario; invece, bisogna saper distinguere i tossicodipendenti della Rete dai ritirati dal mondo. Questi ultimi, anche attraverso i social possono essere aiutati a riconquistare uno spazio nel mondo e tornare a socializzare con coetanei e adulti.
Dal 2013 c’è un sito: Hikikomori Italia e su Facebook un gruppo di autoaiuto per i genitori. I due strumenti sono curati da uno psicologo sociale che ritiene il fenomeno una emergenza sociale ancora sottovalutata.