Un bit in un atomo

Sono stati i ricercatori di IBM a scrivere un bit dentro un singolo atomo. Hanno utilizzato la compilazione magnetica, una tecnica già sfruttata per realizzare musicassette, CD, memorie flash. Non è una novità quindi, ma poiché oggi gli hard disk ospitano un bit all’interno di circa 100.000 atomi, è facile comprendere la portata della realizzazione. La tecnica sfrutta atomi di olmio appoggiati su una superficie di ossido di magnesio, che mantiene i poli degli atomi stabili anche se nelle vicinanze ci sono altri magneti. L'orientamento dei poli determina se il bit ha valore 0 o 1. La scrittura viene eseguita da un impulso elettrico lanciato da un ago microscopico; mentre per la lettura basta misurare la corrente magnetica di ogni atomo, che varia a seconda di qual è il polo rivolto verso l'alto. Ora, lasciando gli approfondimenti scientifici ai tecnici il valore, in termini pratici, di questa scoperta è comprensibile anche per chi non ha grandi competenze tecnologiche. Potremo avere supporti fisici molto più piccoli e in grado di contenere molti più dati. IBM per dare l’ordine di misura dice che gli attuali hard drive meccanici richiedono 100.000 atomi e porta l’esempio dell'intero catalogo di iTunes, circa 35 milioni di canzoni, che grazie alla loro invenzione potrebbe stare tutto su un drive grande e sottile quanto una carta di credito. Immaginiamo, quindi, hard disk, smartphone e i molti oggetti dell’Internet delle Cose come potrebbero diventare!
Certo dovremo aspettare per vedere questi cambiamenti perché la tecnologia è ancora lontana dalla commercializzazione; al momento la ricerca, anche se è stata pubblicata su Nature, è ancora in una fase di sperimentazione che viene definita accademica.