La Apple dovrà pagare all’Irlanda 13 miliardi di imposte
La decisione della Commissione europea, dopo tre anni di indagini, è che l’evasione fiscale di Apple, ai danni dell’Irlanda, ammonta a 13 miliardi di euro più gli interessi.
Dublino dovrà recuperare le tasse non pagate dal 2013 al 2014 perché la Commissione dice che il trattamento fiscale riservato alla Apple è da considerare un illecito aiuto di Stato.
La Apple ha infatti potuto evitare il pagamento delle tasse sui profitti generati dalle vendite nei Paesi Ue e questo perché il colosso statunitense ha registrato tutte le vendite in Irlanda invece che nei paesi dove i prodotti sono stati realmente venduti.
Apple non ci sta e minaccia ripercussioni su occupazione e investimenti e dichiara anche che la Commissione Ue ha preso un'iniziativa che mette in discussione le scelte della Apple in Europa, che ignora le leggi fiscali irlandesi e capovolge il sistema fiscale internazionale.
Tim Cook ha dichiarato che la decisione, oltre a produrre un colpo senza precedenti alla sovranità degli stati membri dell'Ue sui sistemi fiscali interni, ipoteca fortemente il principio della certezza del diritto. L'Irlanda, che teme di perdere appeal per gli investitori, posti di lavoro e sovranità sulle scelte di natura fiscale, ha già dichiarato che si appellerà e, anche se con motivazioni diverse, altrettanto farà Apple.
Reazioni preoccupate anche dal Tesoro americano che considera le azioni della Commissione europea una seria minaccia per la partnership economica tra Usa e Ue e, in generale, per gli investimenti stranieri.
Dalla Commissione spiegano che se anche altri Paesi europei richiederanno ad Apple più tasse sui profitti per il periodo contestato, ciò ridurrà sensibilmente la somma che l'Irlanda deve recuperare. La Commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha infatti precisato che tutte le società devono pagare le tasse nel paese dove generano i profitti. La Commissione non sembra voler fare passi indietro ed è categorica su un punto: non si tratta di una multa, ma esclusivamente di tasse non pagate.
La Apple ha infatti potuto evitare il pagamento delle tasse sui profitti generati dalle vendite nei Paesi Ue e questo perché il colosso statunitense ha registrato tutte le vendite in Irlanda invece che nei paesi dove i prodotti sono stati realmente venduti.
Apple non ci sta e minaccia ripercussioni su occupazione e investimenti e dichiara anche che la Commissione Ue ha preso un'iniziativa che mette in discussione le scelte della Apple in Europa, che ignora le leggi fiscali irlandesi e capovolge il sistema fiscale internazionale.
Tim Cook ha dichiarato che la decisione, oltre a produrre un colpo senza precedenti alla sovranità degli stati membri dell'Ue sui sistemi fiscali interni, ipoteca fortemente il principio della certezza del diritto. L'Irlanda, che teme di perdere appeal per gli investitori, posti di lavoro e sovranità sulle scelte di natura fiscale, ha già dichiarato che si appellerà e, anche se con motivazioni diverse, altrettanto farà Apple.
Reazioni preoccupate anche dal Tesoro americano che considera le azioni della Commissione europea una seria minaccia per la partnership economica tra Usa e Ue e, in generale, per gli investimenti stranieri.
Dalla Commissione spiegano che se anche altri Paesi europei richiederanno ad Apple più tasse sui profitti per il periodo contestato, ciò ridurrà sensibilmente la somma che l'Irlanda deve recuperare. La Commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha infatti precisato che tutte le società devono pagare le tasse nel paese dove generano i profitti. La Commissione non sembra voler fare passi indietro ed è categorica su un punto: non si tratta di una multa, ma esclusivamente di tasse non pagate.