Gli italiani e la sharing economy

Il 15 marzo la ricerca sulla sharing economy sarà presentata all'Università Bocconi, ma abbiamo già qualche anticipazione.
Se nel 2014 valeva 15 miliardi di dollari, nel 2025 gli esperti di PriceWaterHouseCooper stimano che la sharing economy potrebbe generare un giro d'affari da 235 miliardi di dollari l'anno. AirBnb e Uber sono piattaforme capaci di cambiare il modo in cui consumiamo alcune cose ed anche il modo in cui lavoriamo perché ampliano la possibilità di scelta dei consumatori, riducono i costi e permettono di guadagnare con poche risorse.
Ma i detrattori le accusano di mettere in crisi settori tradizionali, a cominciare dai tassisti, per altri, invece, si tratta di concorrenza sleale, ma il mercato cresce.
Il 62% degli italiani intervistati da Altroconsumo nell'ambito dello studio internazionale "Collaborative consumption: unlocking its real value for the users" è stato soggetto della sharing economy almeno una volta. Chi non lo ha ancora fatto ha detto che non ha informazioni su come accedere. Tuttavia tra chi ha dichiarato un'esperienza recente, il 70% si dice molto soddisfatto; percentuale che sale al 77% quando l'interazione è online.
La nuova catena digitale del valore si compone di ruoli interscambiabili: chi eroga il servizio è anche chi fruisce, la piattaforma tecnologica offre soluzioni che consentono la negoziabilità di un bene non utilizzato e ciò comporta da una parte un'entrata, dall'altra un risparmio.

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