Tecnologie made in China nel mirino, l’Australia mette al bando WeChat

Niente WeChat fra i dipendenti della Difesa australiani. La app cinese, che conta complessivamente oltre 1 miliardo di utenti, finisce nel blocco protezionistico di politiche per la sicurezza nazionale. L’interdizione è destinata a coprire l’intero periodo di "osservazione" cui è sottoposta, da parte degli esperti di sicurezza del governo.
Non è il primo caso di operazione protezionistica, da parte del governo australiano, nei confronti di tecnologie cinesi. Anche i telefoni Huawei e Zte sono stati interdetti all’interno dello stesso Dipartimento della Difesa che, sostiene, si tratti di semplice turn over di apparecchi obsoleti. Una strategia derivante dalle relazioni del Comitato di Intelligence del Senato degli Stati Uniti che ha aperto un'indagine sui rischi di spionaggio da parte di aziende "legate a governi stranieri che non condividono i nostri valori".
A ottobre un rapporto della Australian Security Intelligence Organization avvertiva che l’Australia era un potenziale target di azioni di "spionaggio e interferenze straniere". WeChat è stato messo nel mirino, per problemi di sicurezza, sin dal 2011.
Anche il ministero della Difesa indiano ha messo al bando, a dicembre scorso, WeChat e altre app cinesi.