Cyberwar: tutti in trincea

Cos’è la guerra cibernetica? Secondo la definizione di Daniela Pistoia, vice presidente del settore ricerca e progettazione sistemi avanzati di Elettronica spa, “con il termine Cyber Warfare ci si riferisce al complesso di attività difensive (cyber-security) e offensive (cyber-attack) condotte mediante l’uso combinato e distribuito di tecnologie elettroniche, informatiche e infrastrutture di telecomunicazione. Che prevedono l’intercettazione, la manipolazione o la distruzione dell’informazione e dei sistemi di comunicazione degli avversari”. Il cyberspazio è il vero e proprio terreno di battaglia. Tra le nazioni più attive vi sono la Nord Corea, la Cina, la Russia, gli Usa, la Nato e anche molti paesi arabi. Le superpotenze (Cina, Russia ed Usa) investono moltissimo in questo settore, l’Europa, invece, è in ritardo e più orientato a difendersi.
Armi nucleari e tecnologia sono obsolete, le università, infatti, stanno puntando, ma da poco, alla ricerca in questo specifico settore. Cina e Russia sono più avanti, perfino l’India ha raddoppiato le risorse.
In Cina, Russia e India la guerra cibernetica si combatte anche in tempi di pace, attraverso la guerra psicologica, la guerra della disinformazione, l’intelligence, il sabotaggio e lo spionaggio digitale, anche industriale.
Attivi in rete e sui social i militanti dello Stato Islamico, con gruppi, video e fake news create per far confusione e proselitismo.
Difendersi non è semplice. La continua evoluzione tecnologica delle cyber-armi rende estremamente complesso lo sviluppo di contromisure di sicurezza che possano tenerle a bada abbastanza a lungo. I servizi segreti hanno un ruolo fondamentale: ci sono agenti in servizio sui social, perennemente a monitorare e segnalare azioni sospette. “La rete, il web, i social network diventano uno strumento formidabile in tali mani per la condivisione di dati, lo scambio di informazioni, il coordinamento delle attività, ma anche il reclutamento, il proselitismo e l’addestramento”, spiega Taricco, attivo nel settore intelligence e difesa del cyberspazio. Tutto ciò non riguarda solo l'ambito militare, ma anche normali utenti che subiscono furti d’identità, “fattorini” involontari di pacchetti di dati, informatori a loro insaputa. Il pc di un dipendente ingenuo può trasformarsi in una falla per le spie industriali. Anche le aziende come Leonardo o Fincantieri sono dotate di propri apparati di sicurezza informatica, ma il rischio di essere attaccati è sempre presente.