L’Italia introduce il trojan di Stato

Con la riforma dei codici penale e di procedura penale c’è anche una novità che può incidere sulla riservatezza dei cittadini: si tratta dell'introduzione del trojan di Stato.
La legge prevede la possibilità di utilizzare i captatori informatici per i dispositivi elettronici. Pc, smartphone e, in generale, tutti gli apparecchi dotati di microfono, come ad esempio le smart tv possono essere intercettati. Il Garante per la Privacy ha già manifestato preoccupazione, ma la legge è in vigore e prevede che le autorità giudiziarie possano installare il captatore informatico, anche detto trojan in questo caso, di Stato, sui dispositivi da controllare; è anche regolamentato l'uso con delle specifiche direttive.
L'attivazione del microfono può avvenire solo se stabilito da un decreto del giudice che autorizza l'utilizzo, la registrazione deve essere a cura della polizia giudiziaria che deve anche indicare gli orari della registrazione.
La lista dei reati per cui l'uso del trojan di Stato è ammesso è lunga e articolata e sembra che contempli molti più reati rispetto a quelli considerati gravissimi e odiosi quali: la riduzione in schiavitù, la tratta di persone, la prostituzione e la pornografia minorile. Alcuni avvocati dichiarano che in alcuni casi non c'è proporzionalità tra il reato e l'utilizzo di uno strumento invasivo.
Un malware di Stato, dunque, che consente a chi indaga di accedere ai contenuti del dispositivo che è stato violato e di guardare nella nostra vita.
Ora è presto per verificare la portata dell’introduzione del trojan, il Governo dovrà disciplinare la materia che riguarda le intercettazioni con i captatori, giudici e PM dovranno adoperare questi strumenti con cautela.