Estero – Report BT-Kpmg: multinazionali nel mirino degli hacker
L'ultimo report di BT e Kpmg mette in guardia sulle minacce emergenti che derivano dalle azioni del crimine informatico. Il dato più significativo riguarda le grandi aziende, solo un responsabile IT su 5 è convinto che la propria organizzazione sia in grado di fronteggiare le minacce del cybercrime. Molte aziende si sentono limitate dalle regolamentazioni, dalle risorse disponibili e dal fatto di dipendere da terze parti.
Il rapporto “Passare all’offensiva – Lavorare insieme per bloccare il crimine digitale” rileva che il 94% dei decisori IT è consapevole del fatto che i criminali ricattano e corrompono i dipendenti per ottenere l'accesso ai sistemi informatici delle organizzazioni e circa la metà (47%) ammette di non aver ancora messo in atto una strategia per impedirlo.
Il 97% degli intervistati, poi, ha già subito un attacco.
Mark Hughes, ceo di Security, BT dichiara che “Il cyber-criminale del ventunesimo secolo è un ‘imprenditore’ spietato ed efficiente, supportato da un mercato nero molto sviluppato e in rapida evoluzione ".
Paul Taylor, UK head of cybersecurity di KPMG chiarisce: "È tempo di pensare al rischio informatico in modo diverso, abbandonando il semplice concetto di hacker e riconoscendo che le nostre imprese sono prese di mira da imprenditori del crimine senza scrupoli che non solo hanno un business plan e dispongono di ampie risorse, ma si occupano anche di frodi, estorsioni o furti di proprietà intellettuale di valore".
Il rapporto BT-Kpmg dopo aver messo in evidenza il ruolo strategico dei chief digital risk officer, sottolinea la necessità di rivedere al rialzo i budget in questo ambito e di cambiare mentalità perché la sicurezza non deve essere considerata un costo, ma “ l’enabler che facilita l'innovazione digitale e che pertanto genera profitto”.
Il rapporto “Passare all’offensiva – Lavorare insieme per bloccare il crimine digitale” rileva che il 94% dei decisori IT è consapevole del fatto che i criminali ricattano e corrompono i dipendenti per ottenere l'accesso ai sistemi informatici delle organizzazioni e circa la metà (47%) ammette di non aver ancora messo in atto una strategia per impedirlo.
Il 97% degli intervistati, poi, ha già subito un attacco.
Mark Hughes, ceo di Security, BT dichiara che “Il cyber-criminale del ventunesimo secolo è un ‘imprenditore’ spietato ed efficiente, supportato da un mercato nero molto sviluppato e in rapida evoluzione ".
Paul Taylor, UK head of cybersecurity di KPMG chiarisce: "È tempo di pensare al rischio informatico in modo diverso, abbandonando il semplice concetto di hacker e riconoscendo che le nostre imprese sono prese di mira da imprenditori del crimine senza scrupoli che non solo hanno un business plan e dispongono di ampie risorse, ma si occupano anche di frodi, estorsioni o furti di proprietà intellettuale di valore".
Il rapporto BT-Kpmg dopo aver messo in evidenza il ruolo strategico dei chief digital risk officer, sottolinea la necessità di rivedere al rialzo i budget in questo ambito e di cambiare mentalità perché la sicurezza non deve essere considerata un costo, ma “ l’enabler che facilita l'innovazione digitale e che pertanto genera profitto”.