Acquisti on line con postepay, 62 persone truffate: chiesto il processo per un brindisino

La Procura di Brindisi ha chiesto il processo per S. M., 31 anni, originario di Ostuni, dopo l’arresto eseguito dai carabinieri di San Vito dei Normanni, il 27 aprile 2017, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Paola Liaci per il pericolo di reiterazione del reato, come sostenuto dal pm Francesco Carluccio. Situazione ritenuta unica dallo stesso ufficio del pubblico ministero, al punto da essere segnalata al procuratore capo presso la Corte d’appello di Lecce, Antonio Maruccia, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capitolo dedicato al "genus dei reati contro il patrimonio mediante frode (e non mediante violenza)".
"Si segnala un procedimento per numerosi episodi di truffa, quale esempio di una nuova forma di criminalità seriale, spesso sottovalutata, collegata al fenomeno del commercia elettronico. Si tratta del procedimento a carico di C. S. M. nel quale sono stati accertati e contestati una serie innumerevole di truffe e di sostituzioni di persona", si legge.
"Sono 62 i capi di imputazione con l'aggravante della minorata difesa, contestata nel solco di una recente pronuncia della Suprema Corte che l'ha riconosciuta in tali fattispecie". Le indagini sono state compiute riunendo i diversi fascicoli aperti dopo denunce provenienti da più parti d'Italia, dopo aver seguito le tracce della consegna "da parte del postino delle carte ricaricabili sulle quali veniva accreditate di volta in volta il profitto delle truffe e che M.  era solito attivare on line collegandosi al portale delle Poste Italiane ed utilizzando false generalità di soggetti ignari". Il postino e la società Poste Italiane sono, ovviamente, del tutto estranei al procedimento penale pendente a Brindisi.
"Quando si stavano per concludere le indagini mediante notifica dell’avviso, sono sopravvenute altre notizie di reato per ulteriori truffe che lo stesso  aveva compiuto, con modalità in parte differenti e con altri stratagemmi, anche in tempi successivi alla perquisizione nella sua abitazione", è scritto ancora nella relazione del procuratore. "E allora è stata richiesta ed ottenuta nei confronti del brindisino che già aveva una recidiva specifica e quale unica misura necessaria per annullare il pericolo di reiterazione delle stesse condotte contestate, non essendo sufficiente il regime degli arresti domiciliari, la custodia in carcere".
Stando agli accertamenti condotti dai carabinieri, la rete imputabile a M. sarebbe stata talmente estesa sino al punto da arrivare in "Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Abruzzo, Marche, Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, per un importo complessivo di 14.644,50 euro". La somma è stata conteggiata facendo riferimento alle vendite on line nel periodo di tempo compreso "fra il 13 luglio 2015 e il 13 settembre 2016". A tenere la contabilità sono stati i militari compagnia di San Vito dei Normanni, al comando del capitano Diego Ruocco: hanno scoperto che il brindisino era riuscito ad attivare 17 postepay.
M. avrebbe pubblicato una serie di annunci per vendere ai privati beni di consumo, soprattutto smartphone, sulle piattaforme e–commerce come Ebay, Subito e anche tramite il socialnetwork Facebook, utilizzando falsi profili utente, sim e carte postpay. I prezzi bassi avrebbero convinto molte persone a pagare versando gli importi su carta postepay. Ma non avrebbero ricevuto nulla. Da qui la contestazione della truffa.
In almeno due casi, il brindisino avrebbe usato l’identità di persone native di San Vito dei Normanni, ma da tempo residenti per motivi di lavoro al Nord, riconosciute dal pubblico ministero come "vittime del reato di furto d’identità". I carabinieri hanno anche trovato due buche delle lettere in uso a M. ma intestate a un uomo e a una donna: a questi indirizzi i postini consegnavano le carte poste-pay. I dipendenti di Poste Italiane sono stati sentiti come persone informate sui fatti nella fase delle indagini.