Febbre da denaro digitale

Se, mentre navigate in rete, vi accorgete che la ventola del vostro computer inizia a girare follemente e il computer si scalda parecchio, non è detto che sia colpa del sito visitato progettato maldestramente: potrebbe essere che vi stiano utilizzando per generare criptovalute come i Bitcoin.
Le criptovalute, infatti, si basano sul mining, ossia sulla generazione di unità di valuta tramite la risoluzione di complesse equazioni; chi le risolve si tiene le unità di valuta corrispondenti. Questi calcoli consumano molta energia e, quindi, hanno un costo elevato, che i disonesti tentano di far pagare a qualcun altro facendo fare i calcoli ai computer dei visitatori dei siti Web.
Il vertiginoso aumento del tasso di cambio dei bitcoin, rispetto alle valute tradizionali, ha creato una febbre intorno a questa criptovaluta e ha incoraggiato questa nuova forma di abuso informatico, prontamente battezzato cryptojacking o stealth mining.
E' noto quanto fatto, per esempio, dal popolare sito di download The Pirate Bay, che a settembre ha aggiunto, sperimentalmente, alle proprie pagine uno script che usava la potenza di calcolo dei dispositivi dei visitatori per generare la criptovaluta Monero e intascarsela. L'intento era trovare un modo per pagare le spese di gestione del sito senza ricorrere alla pubblicità.
Il sistema usato da The Pirate Bay si chiama Coinhive e ha dato il via all'inizio dell'abuso. Infatti, senza avvisare gli utenti, come sarebbe corretto fare, un numero crescente di siti, molto popolari, ha inserito il codice di Coinhive nelle proprie pagine. Lo hanno fatto, per esempio, alcuni siti di streaming video, che hanno totalizzato quasi un miliardo di visitatori in un mese, per cui si stima che abbiano incassato circa 326.000 dollari in Monero.
Inoltre, poiché il sistema Coinhive dovrebbe smettere di sfruttare i computer dei visitatori quando lasciano il sito, c'è chi, usando un JavaScript che crea nel browser dell'utente una piccola finestra nascosta, continua con lo sfruttamento anche dopo che l'utente crede di aver lasciato il sito.
Starbucks è intervenuta bloccando l'abuso, ma resta il problema degli altri circa 2500 siti che continuano imperterriti.
Anche alcune app sfruttano i dispositivi degli utenti per generare criptovalute che finiscono nelle tasche dei loro creatori: alcune di esse sono state offerte in Google Play e scaricate circa 15 milioni di volte prima di essere scoperte.
Difendersi non è facile, ma si possono usare alcuni adblocker o plug-in per Google Chrome, seguendo le istruzioni riportate al seguente indirizzo: https://gizmodo.com/how-to-stop-pirate-bay-and-other-sites-from-hijacking-y-1818549856.