Hacker in manette: chiedevano riscatto in bitcoin
Virtual money, questo il nome in codice dell’operazione portata a segno dalla Guardia di finanza che, in provincia di Frosinone, ha eseguito l'arresto di due hacker e il fermo di cinque persone. Gli indagati dovranno rispondere per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, frode informatica e riciclaggio. La tecnica è nota, la banda infettava e bloccava i computer delle vittime con il ransomware cryptolocker e chiedeva un riscatto in bitcoin per ripristinare i dati. Le vittime, per poter effettuare il pagamento, che equivaleva a circa 400 euro, venivano indirizzate su siti che effettuano il cambio di valuta e che, secondo gli inquirenti, erano parte dell’organizzazione criminale. Il controvalore in euro dei bitcoin era accreditato su carte di credito ricaricabili intestate a prestanome.
L’avvio delle indagini è nato dalle segnalazioni di intermediari finanziari che hanno notato grandi movimenti di denaro effettuati esclusivamente con carte ricaricabili. Nel corso delle indagini i finanzieri hanno ricostruito il percorso di queste ingenti somme di denaro che, dalle carte ricaricabili, venivano spostate su conti correnti nazionali e, successivamente impiegate per acquistare bitcoin.