Le prime frodi colpiscono il "Pay"

Tutti i costruttori di smartphone sanno bene che sono i servizi a portare utili. La fortuna di Apple, infatti, non è l’iPhone, ma i servizi ad essi associati.
Dopo le app e i contenuti, oggi con le molte soluzioni gratuite per le app, i servizi di streaming a canone fisso e i contenuti freemium, la nuova grande ricchezza è il pagamento elettronico. Apple ha già Apple Pay e guadagna lo 0.15% su ogni transazione che divide con le banche e i circuiti delle carte di credito.

Anche in ambito Android ci sono grandi cambiamenti: Google ha lanciato Android Pay, mentre Samsung, per il suo S6, ha presentato Samsung Pay.
Tutti, comunque, dovranno affrontare il problema della sicurezza. Apple Pay, ad esempio, è un sistema perfetto per quanto riguarda l’autenticazione, ma ha problemi per le procedure di autenticazione delle banche visto che si è già verificato un incremento del 6% di frodi sui pagamenti.

 

L’esperto di pagamenti mobile, Cherian Abraham, precisa che anche se l’iPhone, separa i dati in una partizione dedicata criptata e utilizza un codice biometrico con TouchID per l’acquisto, tuttavia se un malintenzionato aggiunge una carta clonata al suo iPhone ha solo bisogno dei codici scritti sulla carta. La banca, infatti, per acquisti di una certa entità, accetta la carta e si riserva la possibilità di verificare l’identità dell’utente, ma per fare la verifica chiama l’iPhone dal quale è partita la richiesta di transazione e chiede di fornire il numero di previdenza sociale o le ultime cifre della carta di credito. Reperire questi dati, per chi ha deciso di frodare, è un gioco da ragazzi! Le banche però si stanno organizzando e meno male, perché se è facile capire che la carta è stata clonata quando si trova un acquisto consistente mai fatto, non è altrettanto immediata la verifica quando è da ricercare tra centinaia di micro-transazioni.