5G, Luca Spada: “Il Fixed wireless access avrà un ruolo centrale”
“Assicurarci che alle aree più remote del Paese non vengano precluse le opportunità di crescita e sviluppo del territorio legate ai servizi di connettività ultra-larga e, in un prossimo futuro, ai servizi 5G, è la nostra sfida quotidiana. In particolare, i servizi 5G dovranno essere abilitati anche in ambito rurale e sub-urbano, e per tale motivo il 5G dovrà basarsi anche sulla tecnologia Fixed wireless access”. Ad affermarlo è Luca Spada, presidente della Coalizione Fwa, delineando lo scenario del mondo delle telecomunicazioni che scaturirà dall’implementazione del piano banda ultralarga del governo e, in prospettiva, dall’evoluzione delle reti e dei servizi con l’ingresso sul mercato dello standard 5G.
Il Fwa è una tecnologia in costante e rapida crescita in quanto capace di fornire prestazioni a banda ultra larga ma con costi e tempi di roll-out molto inferiori a simili soluzioni basate su fibra o rame/fibra. Gli operatori Fwa sono stati capaci nel tempo di affermarsi in un mercato delle telecomunicazioni maturo e molto competitivo, abilitando la possibilità di connettere cittadini e imprese con connessioni a banda ultra larga. Una crescita testimoniata molto chiaramente dai numeri del settore: le linee fixed wireless sono cresciute di 150.000 unità negli ultimi 12 mesi, raggiungendo una market share del 6% nel mercato broadband e quasi del 4% nel mercato ultra-broadband.
Le tecnologie fixed wireless possono assicurare un contributo strategico fondamentale nel far fronte alle sfide che il mercato Tlc si trova ad affrontare oggi e nell’immediato futuro, come i bandi Bul, la riallocazione delle frequenze, industria 4.0, il 5G, l’IoT. Ma per farlo è necessario assicurare dinamismo al mercato delle Tlc, senza distorsioni o limitazioni alla concorrenza: in tal senso le decisioni che il governo e l’Agcom prenderanno in questi mesi sono strategiche e determineranno gli sviluppi del Paese per il prossimo decennio. È quindi fondamentale che vengano prese usando un approccio neutro e pragmatico che tenga conto tanto delle peculiarità orografiche che caratterizzano il nostro Paese quanto degli investimenti già fatti sul territorio dagli operatori.
Lo scorso 28 novembre si è tenuto il convegno annuale della Cfwa, con lo scopo di raccontare alle istituzioni che il Fwa non solo ha dato un contributo determinante nel superamento del digital divide, e che oggi può garantire un supporto fondamentale per la realizzazione di un’Italia connessa senza discriminazione territoriale, garantendo a tutti i cittadini l’eguale diritto a partecipare alla grande rivoluzione digitale che sta interessando la nostra epoca. Per farlo una delle parole chiave è l’Fttt, ossia "Fiber To The Tower", che consentirà di rilegare le nostre torri con connessioni ad alta capacità, in grado di soddisfare la sempre crescente domanda di banda.
Il piano di realizzazione della rete Bul di Infratel prevede il rilegamento in fibra ottica delle torri Fwa, gran parte delle quali si trovano nelle aree periferiche del Paese che, da sempre, rappresentano il core business degli operatori Fwa: si tratta di un cantiere appena aperto dal concessionario Open Fiber, in cui è fondamentale che l’infrastruttura Fiber-to-the-Tower in corso di realizzazione, rileghi la quasi totalità dei siti radio dichiarati dall’industria del wireless fisso. Rappresenta quindi una grossa opportunità per tutto il mercato Fwa, che potrà beneficiare di una rete pubblica Bul per abilitare servizi di connettività sempre più performanti. E’ tuttavia fondamentale che il piano Bul si inserisca in modo sinergico con i piani di infrastrutturazione degli operatori privati già presenti sul territorio, affinché venga scongiurato il rischio di inefficienze e di spiazzamento degli investimenti privati.
Il mercato Fwa nasce e si afferma sostanzialmente a seguito del decreto Landolfi con cui nel 2005 vengono liberalizzate le frequenze a 5 GHz e, grazie a tali frequenze (non licenziate) il Fwa ha iniziato ad offrire servizi in banda larga dove le logiche di mercato avevano escluso gli investimenti dei grandi operatori. Negli ultimi anni, la disponibilità di connessioni ultra-veloci ha reso possibile la fruizione di servizi e contenuti “bandwidth hungry”, in primis lo streaming video ad alta qualità. Tale domanda crescente di servizi streaming impone, tuttavia, un continuo adeguamento della capacità di banda della infrastruttura di rete e quindi la necessità di ulteriori porzioni di spettro, sia licenziato che non. La proposta di Spada è, da un lato, di liberalizzare le restanti bande non licenziate a 5 GHz in quanto poco utilizzate e capaci di garantire agli operatori Fwa banda aggiuntiva a costi marginali, e dall’altro, di destinare la banda licenziata 3,8 – 4,2 GHz, anch’essa scarsamente utilizzata, per servizi 5G Fwa, come rimedio pro-competitivo all’allocazione della banda 3,5 GHz per servizi 5G mobili.
E' fondamentale comprendere che non esiste una definizione univoca di "5G". Tutti gli organismi internazionali “terzi” (ITU, 3GPP) si riferiscono al 5G come ad un nuovo modello Tlc wireless, descrivendolo in termini di prestazioni: più banda trasmissiva all’utente finale, più efficienza nell’uso delle risorse spettrali ed energetiche, minore latenza di trasmissione, funzionalità evolutive di Network Function Virtualization e Software-Defined Networking, elevata scalabilità e resilienza. Dunque il 5G non è e non deve essere considerato una mera evoluzione del 4G. Se si commettesse questo errore, si correrebbe il rischio che solo i pochi fortunati che vivono nei grandi centri urbani potranno beneficiarne, mentre resterebbero tagliati fuori tutti quei piccoli e medi centri che già con estremo ritardo hanno visto arrivare la banda larga, rischiando di creare così le premesse per un nuovo digital divide 5G.
In piena coerenza con la delibera Agcom di due anni fa, Spada afferma la possibilità di introdurre il principio dello “sharing geografico” per lo spettro 3.4 – 3.8 GHz e 26 GHz, che consente una gestione ottimale dello spettro ed un livello di efficienza dell’offerta della quale beneficerebbero tanto gli operatori quanto i consumatori e le imprese clienti. Nelle città o nelle zone ad alta densità si potrebbero definire “lotti d’asta”, naturalmente destinati agli operatori mobili, che prevedono meccanismi di gara differenti rispetto a quelli previsti per le zone scarsamente popolate, sub-urbane e rurali, per le quali la tecnologia fixed wireless rappresenta la soluzione tecnico – economica più appropriata. Tale condivisione di frequenze non mortificherebbe la concorrenza, e nel contempo permetterebbe un uso efficiente dello spettro.
Il Fwa è una tecnologia in costante e rapida crescita in quanto capace di fornire prestazioni a banda ultra larga ma con costi e tempi di roll-out molto inferiori a simili soluzioni basate su fibra o rame/fibra. Gli operatori Fwa sono stati capaci nel tempo di affermarsi in un mercato delle telecomunicazioni maturo e molto competitivo, abilitando la possibilità di connettere cittadini e imprese con connessioni a banda ultra larga. Una crescita testimoniata molto chiaramente dai numeri del settore: le linee fixed wireless sono cresciute di 150.000 unità negli ultimi 12 mesi, raggiungendo una market share del 6% nel mercato broadband e quasi del 4% nel mercato ultra-broadband.
Le tecnologie fixed wireless possono assicurare un contributo strategico fondamentale nel far fronte alle sfide che il mercato Tlc si trova ad affrontare oggi e nell’immediato futuro, come i bandi Bul, la riallocazione delle frequenze, industria 4.0, il 5G, l’IoT. Ma per farlo è necessario assicurare dinamismo al mercato delle Tlc, senza distorsioni o limitazioni alla concorrenza: in tal senso le decisioni che il governo e l’Agcom prenderanno in questi mesi sono strategiche e determineranno gli sviluppi del Paese per il prossimo decennio. È quindi fondamentale che vengano prese usando un approccio neutro e pragmatico che tenga conto tanto delle peculiarità orografiche che caratterizzano il nostro Paese quanto degli investimenti già fatti sul territorio dagli operatori.
Lo scorso 28 novembre si è tenuto il convegno annuale della Cfwa, con lo scopo di raccontare alle istituzioni che il Fwa non solo ha dato un contributo determinante nel superamento del digital divide, e che oggi può garantire un supporto fondamentale per la realizzazione di un’Italia connessa senza discriminazione territoriale, garantendo a tutti i cittadini l’eguale diritto a partecipare alla grande rivoluzione digitale che sta interessando la nostra epoca. Per farlo una delle parole chiave è l’Fttt, ossia "Fiber To The Tower", che consentirà di rilegare le nostre torri con connessioni ad alta capacità, in grado di soddisfare la sempre crescente domanda di banda.
Il piano di realizzazione della rete Bul di Infratel prevede il rilegamento in fibra ottica delle torri Fwa, gran parte delle quali si trovano nelle aree periferiche del Paese che, da sempre, rappresentano il core business degli operatori Fwa: si tratta di un cantiere appena aperto dal concessionario Open Fiber, in cui è fondamentale che l’infrastruttura Fiber-to-the-Tower in corso di realizzazione, rileghi la quasi totalità dei siti radio dichiarati dall’industria del wireless fisso. Rappresenta quindi una grossa opportunità per tutto il mercato Fwa, che potrà beneficiare di una rete pubblica Bul per abilitare servizi di connettività sempre più performanti. E’ tuttavia fondamentale che il piano Bul si inserisca in modo sinergico con i piani di infrastrutturazione degli operatori privati già presenti sul territorio, affinché venga scongiurato il rischio di inefficienze e di spiazzamento degli investimenti privati.
Il mercato Fwa nasce e si afferma sostanzialmente a seguito del decreto Landolfi con cui nel 2005 vengono liberalizzate le frequenze a 5 GHz e, grazie a tali frequenze (non licenziate) il Fwa ha iniziato ad offrire servizi in banda larga dove le logiche di mercato avevano escluso gli investimenti dei grandi operatori. Negli ultimi anni, la disponibilità di connessioni ultra-veloci ha reso possibile la fruizione di servizi e contenuti “bandwidth hungry”, in primis lo streaming video ad alta qualità. Tale domanda crescente di servizi streaming impone, tuttavia, un continuo adeguamento della capacità di banda della infrastruttura di rete e quindi la necessità di ulteriori porzioni di spettro, sia licenziato che non. La proposta di Spada è, da un lato, di liberalizzare le restanti bande non licenziate a 5 GHz in quanto poco utilizzate e capaci di garantire agli operatori Fwa banda aggiuntiva a costi marginali, e dall’altro, di destinare la banda licenziata 3,8 – 4,2 GHz, anch’essa scarsamente utilizzata, per servizi 5G Fwa, come rimedio pro-competitivo all’allocazione della banda 3,5 GHz per servizi 5G mobili.
E' fondamentale comprendere che non esiste una definizione univoca di "5G". Tutti gli organismi internazionali “terzi” (ITU, 3GPP) si riferiscono al 5G come ad un nuovo modello Tlc wireless, descrivendolo in termini di prestazioni: più banda trasmissiva all’utente finale, più efficienza nell’uso delle risorse spettrali ed energetiche, minore latenza di trasmissione, funzionalità evolutive di Network Function Virtualization e Software-Defined Networking, elevata scalabilità e resilienza. Dunque il 5G non è e non deve essere considerato una mera evoluzione del 4G. Se si commettesse questo errore, si correrebbe il rischio che solo i pochi fortunati che vivono nei grandi centri urbani potranno beneficiarne, mentre resterebbero tagliati fuori tutti quei piccoli e medi centri che già con estremo ritardo hanno visto arrivare la banda larga, rischiando di creare così le premesse per un nuovo digital divide 5G.
In piena coerenza con la delibera Agcom di due anni fa, Spada afferma la possibilità di introdurre il principio dello “sharing geografico” per lo spettro 3.4 – 3.8 GHz e 26 GHz, che consente una gestione ottimale dello spettro ed un livello di efficienza dell’offerta della quale beneficerebbero tanto gli operatori quanto i consumatori e le imprese clienti. Nelle città o nelle zone ad alta densità si potrebbero definire “lotti d’asta”, naturalmente destinati agli operatori mobili, che prevedono meccanismi di gara differenti rispetto a quelli previsti per le zone scarsamente popolate, sub-urbane e rurali, per le quali la tecnologia fixed wireless rappresenta la soluzione tecnico – economica più appropriata. Tale condivisione di frequenze non mortificherebbe la concorrenza, e nel contempo permetterebbe un uso efficiente dello spettro.