Diritto all’oblio non si può concedere sempre
E’ inutile chiedere il diritto all'oblio se si è commesso un crimine grave e l’iter processuale si è concluso da poco. L'interesse pubblico a conoscere le notizie è più importante della privacy del reo. Il Garante della privacy per questa ragione ha dichiarato infondata la richiesta di deindicizzazione di alcuni articoli presentata da un ex consigliere comunale coinvolto in un'indagine per corruzione e truffa.
La vicenda si è conclusa nel 2012 con una sentenza di patteggiamento e una pena cancellata dall’indulto. Il politico dopo il diniego di Google ha presentato ricorso al Garante con la richiesta di rimozione delle notizie che facevano riaffiorare l'indagine in cui era rimasto coinvolto. Le motivazioni addotte erano il danno all’immagine, alla vita privata e lavorativa di un cittadino che non aveva più incarichi pubblici. L'Autorità, in linea con i Garanti europei, ha rilevato che, anche se il trascorrere del tempo è componente essenziale del diritto all'oblio, questo elemento incontra un limite quando le informazioni di cui si chiede la deindicizzazione si riferiscono a reati gravi che hanno destato allarme sociale. In questi casi le richieste sono accolte dopo attenta analisi e valutate con minor favore.