Breve sintesi della Relazione 2016 dell’ AgCom
Il 5 luglio è stata presentata alla Camera la relazione annuale dell’AgCom e i dati sono interessanti.
Il settore comincia a invertire il trend della contrazione delle risorse e il 2015 ha chiuso a quota 52,6 miliardi di euro, sempre in flessione dell’1% rispetto al 2014, ma in rallentamento rispetto agli anni precedenti.
I comparti Tlc e media registrano una riduzione nel valore dei ricavi: rispettivamente -1,5% e -1,2%. Il settore dei servizi postali, invece ha una crescita dei ricavi dell’1,8%. Il settore delle comunicazioni incide, nel suo insieme, per oltre il 3% sul Pil, (telecomunicazioni 2%, media 0,8%, servizi postali 0,4%). L’andamento dei prezzi nelle telecomunicazioni è in diminuzione.
Gli investimenti complessivi in infrastrutture mostrano una crescita superiore al 20%, arrivando a sfiorare, nel 2015, un ammontare di 7,4 miliardi di euro. Nel 2015 continua la riduzione dei ricavi da servizi di telefonia vocale, come misurati dalla spesa degli utenti (-8,0%) e anche quella dei volumi che si sono ridotti del 10,3% rispetto all’anno precedente. Per i ricavi da servizi dati, invece, si osserva una crescita (+3,6%) tale da superare quelli da servizi voce.
Continua a diminuire la quota di mercato di Telecom Italia nei servizi a banda larga attestandosi al 47% delle linee, con una riduzione di circa un punto percentuale rispetto al 2014. La riduzione dei ricavi complessivi dei servizi di tlc, su rete mobile, sembra essersi arrestata. Sensibile è la riduzione dei ricavi voce (-8%), in crescita invece, i ricavi da servizi dati (+6,2%) e quelli da altri servizi (+5,5%). In termini di volumi, i servizi voce sono cresciuti del 2,5%, in frenata rispetto all’incremento del 6% fatto registrare nel 2014; le chiamate dirette al di fuori della rete di appartenenza (off net) crescono del 15,9% soprattutto a seguito della riduzione dei prezzi di terminazione imposta dall’Autorità.
Riguardo al comparto media la fase recessiva che ha caratterizzato il sistema tradizionale dell’informazione negli ultimi anni subisce una battuta di arresto. “La flessione dell’1,2% registrata nel corso del 2015 rappresenta una nota positiva se comparata alle contrazioni degli anni precedenti”, l’industria dei media sta evolvendo grazie alle prospettive offerte dai processi di convergenza media-telco, che si possono realizzare anche per la disponibilità di una connessione veloce (banda larga e ultralarga).
Cresce la raccolta pubblicitaria sul web in Italia che, nel 2015, ha un valore stimato pari a 1,7 miliardi di euro.
La disponibilità dei servizi di accesso a reti fisse a banda larga ha raggiunto il 99% delle abitazioni e quella a banda ultralarga è passata dal 36% del 2014 al 44% . I consumatori italiani preferiscono l’accesso alle reti mobili rispetto a quelle fisse (75% di diffusione contro il 53% degli accessi alla rete fissa a banda larga base, sintomo di un rallentato processo di convergenza rispetto all’Europa in cui gli indicatori sono pressoché equivalenti e pari al 72 e al 75%); la diffusione degli accessi a banda ultralarga è ancora molto bassa (5,4% il numero di abbonati sulla popolazione contro il 30% dell’UE, anche se in aumento rispetto al 2014, in cui la percentuale era ferma al 3,8.
L’Italia è indietro anche sul fronte dei servizi online, solo il 39% degli italiani usa la Rete per fare acquisti contro il 65% degli europei e siamo indietro anche sul banking (43% contro il 57%), il Video on Demand (19% contro 41%) e le News (57% contro 68%).
L’Authority ha individuato sette le linee strategiche prioritarie: definizione di una regolamentazione pro-concorrenziale e convergente per lo sviluppo di reti e servizi; efficiente allocazione delle risorse scarse, radiospettro e numerazione; tutela del pluralismo e della parità di accesso ai mezzi di informazione; tutela dell’utenza e delle categorie deboli; promozione della cultura della legalità nella fruizione di opere digitali; efficienza, efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa; rafforzamento del ruolo di Agcom nell’ambito degli organismi internazionali.
Il settore comincia a invertire il trend della contrazione delle risorse e il 2015 ha chiuso a quota 52,6 miliardi di euro, sempre in flessione dell’1% rispetto al 2014, ma in rallentamento rispetto agli anni precedenti.
I comparti Tlc e media registrano una riduzione nel valore dei ricavi: rispettivamente -1,5% e -1,2%. Il settore dei servizi postali, invece ha una crescita dei ricavi dell’1,8%. Il settore delle comunicazioni incide, nel suo insieme, per oltre il 3% sul Pil, (telecomunicazioni 2%, media 0,8%, servizi postali 0,4%). L’andamento dei prezzi nelle telecomunicazioni è in diminuzione.
Gli investimenti complessivi in infrastrutture mostrano una crescita superiore al 20%, arrivando a sfiorare, nel 2015, un ammontare di 7,4 miliardi di euro. Nel 2015 continua la riduzione dei ricavi da servizi di telefonia vocale, come misurati dalla spesa degli utenti (-8,0%) e anche quella dei volumi che si sono ridotti del 10,3% rispetto all’anno precedente. Per i ricavi da servizi dati, invece, si osserva una crescita (+3,6%) tale da superare quelli da servizi voce.
Continua a diminuire la quota di mercato di Telecom Italia nei servizi a banda larga attestandosi al 47% delle linee, con una riduzione di circa un punto percentuale rispetto al 2014. La riduzione dei ricavi complessivi dei servizi di tlc, su rete mobile, sembra essersi arrestata. Sensibile è la riduzione dei ricavi voce (-8%), in crescita invece, i ricavi da servizi dati (+6,2%) e quelli da altri servizi (+5,5%). In termini di volumi, i servizi voce sono cresciuti del 2,5%, in frenata rispetto all’incremento del 6% fatto registrare nel 2014; le chiamate dirette al di fuori della rete di appartenenza (off net) crescono del 15,9% soprattutto a seguito della riduzione dei prezzi di terminazione imposta dall’Autorità.
Riguardo al comparto media la fase recessiva che ha caratterizzato il sistema tradizionale dell’informazione negli ultimi anni subisce una battuta di arresto. “La flessione dell’1,2% registrata nel corso del 2015 rappresenta una nota positiva se comparata alle contrazioni degli anni precedenti”, l’industria dei media sta evolvendo grazie alle prospettive offerte dai processi di convergenza media-telco, che si possono realizzare anche per la disponibilità di una connessione veloce (banda larga e ultralarga).
Cresce la raccolta pubblicitaria sul web in Italia che, nel 2015, ha un valore stimato pari a 1,7 miliardi di euro.
La disponibilità dei servizi di accesso a reti fisse a banda larga ha raggiunto il 99% delle abitazioni e quella a banda ultralarga è passata dal 36% del 2014 al 44% . I consumatori italiani preferiscono l’accesso alle reti mobili rispetto a quelle fisse (75% di diffusione contro il 53% degli accessi alla rete fissa a banda larga base, sintomo di un rallentato processo di convergenza rispetto all’Europa in cui gli indicatori sono pressoché equivalenti e pari al 72 e al 75%); la diffusione degli accessi a banda ultralarga è ancora molto bassa (5,4% il numero di abbonati sulla popolazione contro il 30% dell’UE, anche se in aumento rispetto al 2014, in cui la percentuale era ferma al 3,8.
L’Italia è indietro anche sul fronte dei servizi online, solo il 39% degli italiani usa la Rete per fare acquisti contro il 65% degli europei e siamo indietro anche sul banking (43% contro il 57%), il Video on Demand (19% contro 41%) e le News (57% contro 68%).
L’Authority ha individuato sette le linee strategiche prioritarie: definizione di una regolamentazione pro-concorrenziale e convergente per lo sviluppo di reti e servizi; efficiente allocazione delle risorse scarse, radiospettro e numerazione; tutela del pluralismo e della parità di accesso ai mezzi di informazione; tutela dell’utenza e delle categorie deboli; promozione della cultura della legalità nella fruizione di opere digitali; efficienza, efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa; rafforzamento del ruolo di Agcom nell’ambito degli organismi internazionali.