La PA digitale pensata per il cittadino genera nuovi mercati
Un anno importante per il nostro paese che deve FARE ORDINE per riuscire ad attuare i grandi progetti di trasformazione a partire dall'identità digitale. Non sarà cosa facile perché oltre alle sfide legate alle tecnologie e ai servizi previsti dall'Agenda digitale, c'è anche da riprendere le fila dei fondi e delle risorse che, sparsi in mille rivoli, devono convergere in unico ambizioso programma. Vi sono poi problemi di governance interna ai quali ora si aggiunge, proveniente da Amazon, Diego Piacentini che da agosto è stato nominato commissario.L'organizzazione è nelle mani di Antonio Samaritani, perché è lui a capo dell'ente attuatore di tutto questo: l'Agenzia per l'Italia Digitale. Secondo Samaritani, già la legge di stabilità è l'inizio di un nuovo modo di procedere che produrrà risultati positivi. Il giornalista mostra qualche perplessità rispetto alle rassicurazioni di Samaritani perché fare ordine nella materia vuol dire rompere schemi di potere che nella PA sono consolidati e duri a morire. Il decreto Foia (Freedom of Information act), ad esempio, sembra già tradire le indicazioni del Parlamento sugli obblighi di trasparenza della PA ed è stato anche criticato il decreto del nuovo codice dell'amministrazione digitale che fa parte della Riforma PA del Governo Renzi e che prometteva molto di più di quello che oggi effettivamente realizza.
COS'È L'AGIDL'Agenzia per l'Italia Digitale è una agenzia pubblica italiana istituita dal governo Monti nel 2012 e sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del presidente del Consiglio dei ministri. Ha il "compito di garantire la realizzazione degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana in coerenza con l'Agenda digitale europea". Il suo primo direttore è stato Agostino Ragosa, seguito da Alessandra Poggiani e, ora, Antonio Samaritani. Le funzioni che la normativa le attribuisce sono numerose e sulla carta imponenti, per la trasformazione dell'amministrazione pubblica. Nonostante questo, la sua storia è stata costellata da esempi di scarsa efficacia reale, ostacolata da molta burocrazia e da conflitti di competenze all'interno delle istituzioni. Un esempio è il suo statuto, approvato dallo Stato con un anno di ritardo. O il fatto che il piano triennale, pure previsto nel suddetto statuto, arriverà solo quest'anno, per fare l'attuazione effettiva dei progetti.Intervista di Alessandro Longo al direttore dell'Agid Antonio Samaritani.
Samaritani, il governo ci ha stupito con un annuncio: Piacentini nuovo commissario per il digitale. A che ci serve?"Ci serve perché abbiamo un piano di grandezza epocale: la rivoluzione dei sistemi informativi e quindi dell'organizzazione della PA, attraverso le piattaforme che stanno decollando e altre previste nel nostro piano triennale, in uscita. Ciò considerato, il valore che lui può portare è il punto di vista del mercato, in una rivoluzione della PA che vuole mettere l'utente al centro. Il lavoro che stiamo facendo sulla PA digitale infatti genera nuovi mercati".
Per esempio?"Spid, l'identità digitale: una infrastruttura che può incoraggiare la nascita di servizi commerciali che l'utilizzi. In effetti, ciò che vogliamo fare è veicolare il modello di internet nella PA. Chi ha lavorato in una internet company come Amazon ha nel proprio DNA questo modello".
Piacentini è un ponte tra voi e il mercato, insomma, che dovrebbe fare leva sulla PA digitale per svilupparsi, in Italia"È un ponte tra la trasformazione digitale della PA e la politica industriale che stiamo creando. L'Agenzia continua a fare il proprio lavoro, con la trasformazione digitale della PA, mentre Piacentini può tradurre questo verso il mercato. Ad agosto, quando Piacentini prenderà servizio, avremo pronto Spid, Anagrafe Unica, PagoPA (pagamenti elettronici per i servizi della PA), il piano triennale che indicherà le altre piattaforme nazionali e le linee guida a cui le PA dovranno attenersi per aprire il servizio al mercato.Inoltre, in questa fase, diciamo anche che una risorsa in più ci fa comodo (ride). Per questo abbiamo fatto un tweet, "Piacentini, l'Agenzia ti aspetta"…"
Ci sono tanti soggetti intorno alla governance del digitale. Oltre a voi, un ministro, il comitato d'indirizzo, il tavolo dell'innovazione. Regioni e Anci hanno fatto i propri comitati. Il consigliere Paolo Barberis e altri ancora. Chi sta guidando la nave adesso?"Il sistema della governance riflette l'articolazione dell'organizzazione Paese. Un Paese complesso come l'Italia. Nel "chi comanda" un punto fondamentale da mettere a fuoco è che la Legge di Stabilità ci ha dato un ruolo centrale: dice che dobbiamo fare un piano triennale, approvato dal Presidente dei ministri, dove ci sarà la strategia in base alla quale le amministrazioni devono fare i piani. Allora il meccanismo comincia ad avere un ordine".
Insomma, un ordine che fa perno sull'Agenzia. Ma l'Agenzia ha le risorse sufficienti? Per esempio, come si vede ancora con il caso Piacentini, il Governo sta mettendo un numero crescente di funzioni "politiche" nella governance dell'Agenda digitale, spesso volontari a titolo gratuito. Ma se siamo nella fase dell'attuazione, ci si aspetterebbero più risorse umane operative. L'Agenzia risulta sotto organico, rispetto a quanto previsto dallo statuto. Come farete?"È un punto importante. Purtroppo, per le assunzioni, stiamo aspettando la fine del processo che porterà l'Agenzia sotto il contratto ministeri. Ora è ancora con il contratto DigitPa, ente che non c'è più. Ci vorranno circa tre mesi per sbloccare le assunzioni. Per quanto era nel mio potere fare, ho dotato l'Agenzia di 30 nuovi collaboratori".
Altro punto: una razionalizzazione della governance serve a poco se non avete un controllo sulle risorse. Ci sono 3,6 miliardi di euro indicati, dal piano Crescita digitale (marzo 2015) per l'Agenda digitale, ma sparsi in tanti PON (Programma operativo nazionale), tra cui 827 milioni di euro del PON Governance di cui ancora si sa poco. L'Italia non ha un Piano Operativo Nazionale per l'Agenda digitale. In questo quadro, che controllo potete avere sulle risorse da allocare ai progetti? Certo è impensabile trasformare la macchina statale, nel segno del digitale, a costo zero…"Questo è un punto fondamentale. L'obiettivo è capire quali sono le attività che, nel piano triennale, possono essere finanziate con il PON governance e gli altri. I costi di integrazione per i diversi progetti potranno essere finanziati. Legheremo tutti i pon che contengono obiettivi di trasformazione digitale, tramite l'Agenzia per la Coesione".
Non vi sembra troppo tardi per porre il tema delle risorse con cui cambiare il paese? "Il tema è stato posto in modo graduale, a partire dal piano Crescita Digitale. Il piano triennale indicherà come passare all'attuazione, con quali fondi".
Chi sarà il controllore della sinergia spesa? Voi?"Noi saremo attuatori di una parte dei fondi che ci verranno allocati".
Un tassello sono le gare Consip di acquisto beni e servizi per la PA, su cui al momento non c'è controllo "Siamo in una fase di transizione. La Legge di Stabilità dice che Consip sviluppa il piano gare con l'aiuto dell'Agenzia Faremo gare con fabbisogni descritti in una strategia. A tendere la strategia delle gare Consip sarà approvata da noi, come indicato anche nel nuovo Codice dell'amministrazione digitale, in via di approvazione definitiva dal Consiglio dei Ministri".
Tuttavia nel testo del decreto approvato in via preliminare c'è scritto che l'Agenzia darà a Consip pareri obbligatori ma non vincolanti"In realtà verificheremo con loro la strategia complessiva di gara. È questo il percorso verso dove stiamo andando". Insomma, dite che ci sarà ordine in quello che finora è stato un caos. Le risorse saranno finalmente coordinate. Ma se è così, perché si coglie ancora la prudenza del legislatore nel nuovo Codice dell'amministrazione digitale? Che se da una parte sembra stabilire l'addio alla carta nei rapporti tra cittadino e amministrazioni, dall'altra offre tante vie a queste ultime per continuare con il vecchio sistema"Questo sì, è vero. Accetto la provocazione, ma c'è anche un tema di accompagnamento di tutti alla novità digitale. Lo switch off del vecchio richiede quindi anche la crescita delle competenze della PA e del cittadino".