La navigazione in incognito è meno sicura di quanto si creda
Se lo scopo è mantenere la propria privacy al sicuro da impiccioni di varia natura, la navigazione in incognito è la soluzione perfetta. Molti utenti, però, la reputano una bacchetta magica, capace di tenerci completamente al riparo dagli sguardi indiscreti della rete. Le cose, purtroppo, non stanno affatto così. A ricordarlo è un sondaggio condotto dai ricercatori delle università di Chicago e di Hannover per verificare aspettative e credenze degli internauti nei confronti del cosiddetto “private browsing”, la modalità di navigazione in incognito presente ormai in tutti i software di navigazione.
Come ricordano gli autori dello studio, la modalità di navigazione “privata”, o in incognito, ha delle specifiche precise: durante le sessioni il browser non salva la cronologia di navigazione, i cookies dei siti e i file temporanei. Non lascia traccia delle nostre attività sulla rete all’interno del nostro pc ed è pensata per evitare che un secondo utente possa ricostruire i nostri movimenti online curiosando nel computer.
L’importante è sapere che in questo modo la nostra privacy è al sicuro dai ficcanaso, ma non certo dagli esperti: esistono decine di modi in cui è possibile ricostruire gli spostamenti virtuali di un internauta, se si hanno il tempo, le conoscenze e la motivazione per farlo.
Non sono in molti, però, a rendersene conto e la colpa sembra essere delle informazioni con cui gli stessi browser pubblicizzano questa modalità di navigazione. Nel nuovo studio, presentato nei Proceedings of the 2018 World Wide Web Conference, i ricercatori di Chicago e Hannover hanno infatti indagato proprio l’efficacia di 13 “termini del servizio” messi a disposizione da 6 differenti browser per descrivere la loro modalità di navigazione in incognito. Per farlo, hanno chiesto a 460 persone di leggere i documenti in questione e poi rispondere a un breve questionario in cui si prospettava un certo numero di situazioni ipotetiche di navigazione e si chiedeva quali conseguenze avrebbero avuto utilizzando un browser in incognito.
Il 23% dei partecipanti riteneva, erroneamente, che navigando in incognito fosse impossibile conoscere la nostra cronologia anche per la polizia e altri enti governativi e il 37% si è dichiarato sicuro che questa modalità impedisse al datore di lavoro di conoscere i nostri spostamenti on line. Il 27% riteneva che navigare in incognito mettesse al riparo da virus e malware, il 31% che lo facesse dalla pubblicità mirata di siti e motori di ricerca e oltre il 40% che in questo modo non fosse possibile rintracciare la posizione da cui si accede a internet con un cellulare.
Stando ai risultati dello studio, la modalità di navigazione privata è pubblicizzata in modo erroneo o ingannevole dalla maggior parte dei browser web. Navigazione privata o in incognito sono termini con una connotazione eccessivamente positiva, che veicolano un senso di segretezza ingiustificato.