Fotocopia documento d’identità: chi può chiederla?
Alcuni soggetti non sono autorizzati a chiederci la fotocopia di un documento d’identità: l’Autorità garante della Privacy ha stabilito dei vincoli ben precisi sulla modalità di identificazione di un cittadino, che sia davanti ad un’azienda, ad una banca o all’ufficio postale.
Solo in alcuni casi particolari è lecito pretendere la fotocopia di un documento di identità. Negli altri, si può mostrare il documento ma lo si deve riavere indietro senza lasciare nelle mani di chissà chi i nostri dati personali.
Una richiesta della fotocopia del documento d’identità ad un cittadino è consentita dalla legge soltanto di due casi:
per acquistare una scheda Sim di un telefono cellulare, in virtù della legge sul contrasto al terrorismo internazionale;
nel caso in cui la fotocopia del documento di identità venga chiesta dalla Pubblica Amministrazione o dal gestore di un’utenza pubblica (luce, gas, acqua, ecc.).
In qualsiasi altro caso, il cittadino ha il diritto di rifiutarsi di lasciare, ad un eventuale richiedente, una fotocopia del proprio documento d’identità: né lui è obbligato a farlo né il soggetto in questione è autorizzato a chiederla.
In teoria, né la banca né la Posta possono chiedere ad un cliente una fotocopia del documento d’identità. Su questo punto, si è espressa l’Autorità garante della Privacy con un provvedimento in cui ricorda che l’acquisizione di tale fotocopia comporta un trattamento dei dati personali e, quindi, sarebbe necessario il consenso del titolare dei dati.
Nel caso della banca o dell’ufficio postale – prosegue l’Autorità – hanno l’onere di verificare l’identità di una persona basandosi su:
la conoscenza personale;
atti o documenti acquisiti in precedenza;
l’esibizione di un documento di riconoscimento, quando il caso concreto lo richiede;
l’eventuale annotazione degli estremi del documento esibito.
La fotocopia di un documento d’identità, invece, può essere richiesta dalla banca o dalla Posta solo se:
c’è una normativa che prevede espressamente l’acquisizione e la conservazione temporanea di tale copia;
se la banca o la Posta devono dimostrare di avere identificato l’interessato con modalità accurate, limitatamente ad un certo contesto o di fronte ad una particolare operazione da svolgere. Questo può essere il caso dello sconosciuto che si presenta ad incassare un assegno: l’impiegato avrà la responsabilità del pagamento di fronte al suo cliente.
Ad ogni modo, non è possibile chiedere ogni volta la fotocopia di un documento di identità oppure utilizzarla per altri fini. Banca e Posta sono tenute ad assicurare che l’accesso alle informazioni sia consentito solo nelle indicate ipotesi e solo da chi ne abbia titolo anche all’interno dei loro uffici.
La richiesta della fotocopia del documento d’identità, in caso di delega per il ritiro, ad esempio, di una raccomandata o di un referto medico, è lecita (per rispetto della privacy) ma, accertata l'identità del delegante e del delegato, deve essere restituita.
Consegnare una fotocopia del documento di riconoscimento può comportare il rischio di un furto d’identità o che i nostri dati vengano utilizzati per scopi commerciali non desiderati.
Solo in alcuni casi particolari è lecito pretendere la fotocopia di un documento di identità. Negli altri, si può mostrare il documento ma lo si deve riavere indietro senza lasciare nelle mani di chissà chi i nostri dati personali.
Una richiesta della fotocopia del documento d’identità ad un cittadino è consentita dalla legge soltanto di due casi:
per acquistare una scheda Sim di un telefono cellulare, in virtù della legge sul contrasto al terrorismo internazionale;
nel caso in cui la fotocopia del documento di identità venga chiesta dalla Pubblica Amministrazione o dal gestore di un’utenza pubblica (luce, gas, acqua, ecc.).
In qualsiasi altro caso, il cittadino ha il diritto di rifiutarsi di lasciare, ad un eventuale richiedente, una fotocopia del proprio documento d’identità: né lui è obbligato a farlo né il soggetto in questione è autorizzato a chiederla.
In teoria, né la banca né la Posta possono chiedere ad un cliente una fotocopia del documento d’identità. Su questo punto, si è espressa l’Autorità garante della Privacy con un provvedimento in cui ricorda che l’acquisizione di tale fotocopia comporta un trattamento dei dati personali e, quindi, sarebbe necessario il consenso del titolare dei dati.
Nel caso della banca o dell’ufficio postale – prosegue l’Autorità – hanno l’onere di verificare l’identità di una persona basandosi su:
la conoscenza personale;
atti o documenti acquisiti in precedenza;
l’esibizione di un documento di riconoscimento, quando il caso concreto lo richiede;
l’eventuale annotazione degli estremi del documento esibito.
La fotocopia di un documento d’identità, invece, può essere richiesta dalla banca o dalla Posta solo se:
c’è una normativa che prevede espressamente l’acquisizione e la conservazione temporanea di tale copia;
se la banca o la Posta devono dimostrare di avere identificato l’interessato con modalità accurate, limitatamente ad un certo contesto o di fronte ad una particolare operazione da svolgere. Questo può essere il caso dello sconosciuto che si presenta ad incassare un assegno: l’impiegato avrà la responsabilità del pagamento di fronte al suo cliente.
Ad ogni modo, non è possibile chiedere ogni volta la fotocopia di un documento di identità oppure utilizzarla per altri fini. Banca e Posta sono tenute ad assicurare che l’accesso alle informazioni sia consentito solo nelle indicate ipotesi e solo da chi ne abbia titolo anche all’interno dei loro uffici.
La richiesta della fotocopia del documento d’identità, in caso di delega per il ritiro, ad esempio, di una raccomandata o di un referto medico, è lecita (per rispetto della privacy) ma, accertata l'identità del delegante e del delegato, deve essere restituita.
Consegnare una fotocopia del documento di riconoscimento può comportare il rischio di un furto d’identità o che i nostri dati vengano utilizzati per scopi commerciali non desiderati.