Sicurezza: basterà mettere il nastro adesivo sulla webcam?
La foto di Mark Zuckerberg nella quale si vede la webcam del suo pc coperta con il nastro adesivo ha scatenato la curiosità di molti. Ma veramente basta il nastro adesivo per salvaguardare la nostra privacy? Forse no, ma meglio di niente!
Proprio qualche giorno prima della foto Federprivacy si era espressa sui rischi ai quali ci espongono le videocamere collegate in rete e, il problema è inutile negarlo, esiste. Per tenere a bada hacker e cybercriminali, ne abbiamo parlato più volte, è necessario lavorare su:
la maggiore attenzione alla tutela della privacy e la conoscenza dei rischi che si corrono. Mentre il fondatore di Facebook, anche se con metodi non proprio scientifici tappa la webcam, sorprende, invece, che la maggior parte delle persone non adottino misure di sicurezza dotandosi, ad esempio, di una cover per videocamere.
La security e la protezione dei dati personali sono cose serie, chi se ne occupa deve possedere le conoscenze adeguate. I devices connessi alla rete possono essere facilmente infettati, e quando gli esperti svolgono i penetration test per individuare le vulnerabilità molto spesso trovano che mancano anche le password di protezione. L’installazione di telecamere e sistemi di videosorveglianza, poi, deve essere affidata a professionisti capaci e qualificati.
Quando si invade la sfera privata altrui spiando con una telecamera non si è mai giustificati moralmente, ma è bene ricordare che si incorre anche in un illecito penale. Si ricorda, sulla materia, il nuovo Regolamento UE 2016/679 entrato in vigore il 24 maggio scorso. Purtroppo ci vorrà del tempo prima che diventi esecutivo ed oggi, la stessa normativa comunitaria demanda spesso alle leggi degli Stati membri che, come nel caso dell’Italia, non sono aggiornate rispetto ai servizi oggi disponibili in Internet.
L'Internet of Things conta già 6,4 miliardi di devices connessi al web, (1,6 miliardi sono telecamere e webcam) e, secondo Gartner, raggiungeranno entro il 2020 quota 20,8 miliardi, pertanto non sono più prorogabili rinvii e neanche leggerezze.
Proprio qualche giorno prima della foto Federprivacy si era espressa sui rischi ai quali ci espongono le videocamere collegate in rete e, il problema è inutile negarlo, esiste. Per tenere a bada hacker e cybercriminali, ne abbiamo parlato più volte, è necessario lavorare su:
la maggiore attenzione alla tutela della privacy e la conoscenza dei rischi che si corrono. Mentre il fondatore di Facebook, anche se con metodi non proprio scientifici tappa la webcam, sorprende, invece, che la maggior parte delle persone non adottino misure di sicurezza dotandosi, ad esempio, di una cover per videocamere.
La security e la protezione dei dati personali sono cose serie, chi se ne occupa deve possedere le conoscenze adeguate. I devices connessi alla rete possono essere facilmente infettati, e quando gli esperti svolgono i penetration test per individuare le vulnerabilità molto spesso trovano che mancano anche le password di protezione. L’installazione di telecamere e sistemi di videosorveglianza, poi, deve essere affidata a professionisti capaci e qualificati.
Quando si invade la sfera privata altrui spiando con una telecamera non si è mai giustificati moralmente, ma è bene ricordare che si incorre anche in un illecito penale. Si ricorda, sulla materia, il nuovo Regolamento UE 2016/679 entrato in vigore il 24 maggio scorso. Purtroppo ci vorrà del tempo prima che diventi esecutivo ed oggi, la stessa normativa comunitaria demanda spesso alle leggi degli Stati membri che, come nel caso dell’Italia, non sono aggiornate rispetto ai servizi oggi disponibili in Internet.
L'Internet of Things conta già 6,4 miliardi di devices connessi al web, (1,6 miliardi sono telecamere e webcam) e, secondo Gartner, raggiungeranno entro il 2020 quota 20,8 miliardi, pertanto non sono più prorogabili rinvii e neanche leggerezze.