Furto di identità: la banca poco accorta rifonde il cliente truffato
Una sentenza del Tribunale di Roma che farà discutere e che creerà non poche preoccupazioni anche agli impiegati degli istituti di credito. La vittima è un argentino che aveva un conto corrente in Italia. Ecco in breve il resoconto di un colpo da maestri che ha fruttato oltre 110 mila euro. La banda di ladri e hacker ha riprodotto una carta di identità falsa con nome, cognome e foto dell'uomo che hanno deciso di truffare, con questo documento falso, il malvivente ha aperto un conto corrente in un istituto di credito. Subito dopo l’hacker della banda è entrato nel conto online della vittima usando i codici di accesso che gli aveva sottratto in precedenza. Dal conto online ha spostato 110 mila 320 euro verso il conto appena aperto con i falsi documenti. Concluse le operazioni necessarie al trasferimento, la banda ha prelevato, in contanti, dal falso conto i 110 mila 320 euro.
il Tribunale Civile di Roma, con una sentenza che farà scuola, ha ordinato la restituzione di tutti i soldi prelevati in modo illecito e il pagamento di 20 mila euro di risarcimento, a pagare queste somme saranno le due banche coinvolte.
Queste le motivazioni della sentenza: mentre il correntista raggirato non ha commesso alcuna leggerezza nella gestione del suo conto, le due banche hanno mostrati imperizia e ingenuità e pertanto sono responsabili.
Il correntista truffato è stato prudente, aveva anche attivato il servizio che lo avvertiva con un sms dei movimenti che avvenivano sul suo conto, ma questo accorgimento non ha fermato I truffatori che, quando sono entrati sul suo conto online hanno subito cambiato il numero di telefono destinatario degli sms. La banca si è dimostrata sciatta e vulnerabile, non si è allarmata quando è stato richiesto lo spostamento di 110 mila euro autorizzando un’operazione molto lontana da quelle che il correntista era solito fare. Ma anche l’altra banca ha gravi responsabilità visto che ha aperto un conto corrente a chi ha mostrato una carta di identità incoerente rispetto alle nuove norme che prevedono la scadenza nel giorno del compleanno e, il codice fiscale, documento che non prevede una foto del titolare. Il truffatore, inoltre, risulta residente a Roma e domiciliato in provincia di Reggio Calabria e non richiede l’attivazione di nessun servizio come, ad esempio bancomat, domiciliazione delle utenze o accredito di uno stipendio.
Le motivazioni della sentenza numero 16221 del 2016 emessa dal tribunale di Roma chiariscono: il correntista truffato non può reclamare la restituzione dei soldi soltanto quando è responsabile di "trascuratezze, errori, quando è lui stesso autore di una frode". La Corte di Cassazione, che affronta la questione nella sentenza numero 10638 del 2016, spiega che la banca è assolta quando è vittima di "forza maggiore".
Ma il caso in oggetto non lascia dubbi. Troppi errori e leggerezze, gli istituti di credito non hanno messo in atto la "diligenza del buon banchiere" come prevede l'articolo 1176 del Codice Civile e pertanto devono pagare entrambe.