CARTA D’IDENTITÀ ELETTRONICA – CIE
Tutti anche i più giovani, avranno sentito parlare del programma Apollo, il programma spaziale americano che ha portato allo sbarco dei primi uomini sulla Luna. Concepito durante la presidenza di Dwight Eisenhower e condotto dalla NASA, Apollo iniziò veramente dopo che il presidente John Kennedy dichiarò, durante una sessione congiunta al Congresso avvenuta il 25 maggio 1961, obbiettivo nazionale il far “atterrare un uomo sulla Luna” entro la fine di quel decennio.
L’obbiettivo venne raggiunto durante la missione Apollo 11 quando, il 20 luglio 1969, gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin sbarcarono sulla Luna, mentre Michael Collins rimase in orbita lunare.
Pensate, in nove anni l’uomo ha raggiunto uno dei suoi sogni, mettere piede sulla luna, a noi invece, non è bastato più di un decennio per vedere in porto il progetto relativo alla carta d’identità elettronica, strumento di identificazione personale nonché di autenticazione per l’accesso ai servizi web erogati dalle Pubbliche Amministrazioni, una storia triste e infinita che va avanti da troppi anni e che sarebbe ora di chiudere, in qualunque modo.
Le tappe significative
Nel 1997 e nel 1998, con legge 15 Maggio 1997 n. 127 c.d. “Bassanini-bis” e legge 16 giugno 1998 n. 191 c.d. “Bassanini-ter”, si parla per la prima volta della carta di identità e di altri documenti di riconoscimento muniti di supporto magnetico o informatico.
Nel 1999 arriva il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 ottobre 1999, numero 437. Si tratta del regolamento recante caratteristiche e modalità per il rilascio della carta di identità elettronica e del documento di identità elettronico.
Finalmente nel 2001 inizia la prima fase della sperimentazione del documento, con l’emissione in 83 Comuni. A marzo 2003 viene avviata la seconda fase della sperimentazione in 56 nuovi comuni, in seguito se ne aggiungeranno altri fino ad arrivare ad un totale di 156. Nell’occasione il Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, intervenuto alla cerimonia, si rallegrava con il Sottosegretario all’Interno Senatore Antonio d’Alì e con il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (A.N.C.I.) Leonardo Domenici, per l’opera svolta fino a quel momento, tappa definitiva per la sperimentazione della Carta d’Identità Elettronica, prima della sua diffusione su tutto il territorio nazionale.
Passano ancora alcuni anni, arriviamo alla fine del 2005 e, quando sembra di essere al nastro di partenza, la legge 43/2005, al comma 2 dell’art. 7-vicies ter, prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2006 tutti i comuni dovranno rilasciare ai cittadini, all’atto della richiesta del primo rilascio o del rinnovo del documento, la Carta d’Identità Elettronica.
Ovviamente, come accade spesso nel nostro paese, la scadenza non viene rispettata e addirittura dovremo aspettare fino al 2007 per avere il Decreto interministeriale dell’8 novembre 2007 che fissa le regole tecniche della nuova carta d’identità elettronica.
Passano altri tre anni, era il mese di novembre 2010, quando il Ministro dell’Interno dell’epoca, Roberto Maroni annuncia l’ennesima rivoluzione: “Abbiamo posto fine alla sperimentazione della carta d’identità elettronica che andava avanti da 10 anni e che ha comportato una spesa di 300 milioni di euro. Apriamo un capitolo nuovo e cioè l’introduzione della carta d’identità come documento di sicurezza per tutti a costo zero a partire da quando si è neonati”. “Attraverso la registrazione delle impronte digitali nei Comuni – continuava il Ministro – speriamo di arrivare anche prima della fine della legislatura all’utilizzo completo di questo nuovo strumento. Il nostro obiettivo resta quello di poter utilizzare questo documento per il voto elettronico”.
Non passa neanche un mese (dicembre 2010) ed ecco il Decreto mille proroghe, il quale prevede che la nuova carta d’identità digitale sarà operativa a partire dal 2012, anche qui nulla di nuovo dato che la stessa proroga era contenuta nello stesso decreto dell’anno precedente.
Qualcuno pensava che il 2012 sarebbe stato l’anno buono e invece viene approvato il decreto ribattezzato “Trasforma Italia” (Decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 convertito con Legge 17 dicembre 2012, n. 221) il quale stravolge quanto era stato fatto fino a quel momento prevedendo importanti novità: in particolare all’art. 1 si dichiara l’addio alla vecchia carta d’identità e alla tessera sanitaria. Al loro posto, i cittadini potranno dotarsi gratuitamente di un unico documento elettronico, che consentirà di accedere più facilmente a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione. Il documento, che sostituirà progressivamente quelli attualmente circolanti, costituirà il punto di riferimento unitario attraverso cui il cittadino viene registrato e riconosciuto dalle amministrazioni dello Stato.
Le modalità tecniche di produzione, distribuzione, gestione e supporto all’utilizzo del documento unificato, dovevano essere stabilite con un decreto entro sei mesi ma allo stato se ne sono perse le tracce.
Ancora sempre e solo annunci ridondanti ma cosa succederà ora è difficile dirlo, sono già passati altri due anni dall’ultimo “proclama” e ancora non si hanno buone notizie! Così mentre il vecchio documento continua ad essere emesso, vedremo come, non si sa ancora quanto tempo passerà per avere un eventuale nuovo documento e soprattutto quanto denaro bisognerà ancora spendere. Devo essere sincero? per come si è messa la questione non mi aspetto niente di buono.
Eppure motivi per sostituire il vecchio modello cartaceo e fare presto ce ne sarebbero e tanti, uno per tutti l’urgenza di dotarsi di un moderno documento elettronico, e quindi biometrico, che faciliti le attività delle forze di polizia nel corso dei controlli, ma anche che, ad esempio, costituisca un valido deterrente per le cosiddette truffe al piccolo consumo o per il fenomeno dell’identity theft, ossia del “furto di identità”. In particolare, quest’ultimo comportamento criminoso si realizza solitamente attraverso una appropriazione non autorizzata di dati personali e documenti altrui da parte di soggetti che, in genere, li utilizzano per chiedere prestiti o finanziamenti nel settore del credito al consumo o per altre attività (apertura carte di credito, attivazione di contratti telefonici). Ma di questo parleremo in modo approfondito in una prossima occasione.
Così attendiamo fiduciosi, e intanto gli altri non stanno a guardare e soprattutto a sperimentare, ormai tutti gli Stati della Unione Europea, e da diversi anni, si sono dotati di nuovi documenti. Infatti, solo Italia e Grecia utilizzano ancora documenti cartacei di vecchia generazione, tutti gli altri paesi sono passati da tempo al formato card e una buona percentuale già utilizza documenti del formato Card biometrici, con tempi medi di sperimentazione di circa un anno.
La situazione attuale
Ma torniamo alla nostra CIE sperimentale. Secondo alcuni dati che ci arrivano in queste giorni, la situazione è catastrofica, e soprattutto non si capisce che cosa fare tanto che a questo punto la cosa migliore sarebbe interromperne immediatamente le emissioni.
A Milano le identità digitalizzate arrivano alla percentuale ridicola del 5% (una carte d’identità elettronica ogni 20 carte cartacee). Nella città dell’esposizione mondiale del 2015 chi vuole la carta digitale deve aspettare anche 7 mesi. L’emissione è iniziata con la bellezza, si fa per dire, di quattro stampanti, poi sono stati spesi 80 mila euro per comprarne altre 6, ma ce ne vorrebbero almeno 42, per rendere il servizio efficiente.
Anche a Firenze si registra la stessa situazione con una media di una carta d’identità elettronica ogni 20 cartacee. «Le macchine in grado di stamparle, inviate dal Ministero, sono dovunque insufficienti», spiegano dagli uffici di Palazzo Vecchio, così la città che è stata la culla del rinascimento, nell’era moderna invece deve gestire il servizio con una sola stampante. Su 60mila carte rilasciate ogni anno, soltanto 3mila sono del nuovo modello.
Altri esempi eclatanti! A Torino solo il 2 per cento dei documenti rilasciati ogni anno dagli uffici comunali è nel nuovo formato card, mentre a Genova non è nemmeno più possibile richiederla, si dice che i costi erano talmente alti e i vantaggi talmente limitati che l’amministrazione ha deciso di chiudere la sperimentazione.
A Roma, la capitale d’Italia, un solo municipio è coinvolto nell’operazione, così come a Napoli, dove la tessera elettronica può trovarsi solo all’anagrafe della zona centrale di Chiaia, Posillipo e San Ferdinando.
A Varese invece, così come in altri comuni, si arriva al paradosso…. L’amministrazione territoriale vorrebbe rilasciare le nuove card ma si lamenta il fatto che il Poligrafo dello Stato distribuisce i supporti magnetici con il contagocce e al Comune tocca interrompere continuamente l’erogazione per esaurimento scorte.
Nella maggior parte delle città coinvolte nella sperimentazione ormai la nuova carta è diventato un problema, e questo non solo per il limitano numero di stampanti e per la mancanza dei supporti, si dice che ci sono dei continui blackout della connessione al CED del Ministero che impediscono alle macchine di leggere i codici e quindi di elaborare il documento.
A proposito di errori, nessuno parla di quelli che, in alcuni comuni, il sistema ha prodotto nel generare il codice ICAO perchè in sostanza si è scoperto che alcune carte di identità, riportano il codice sbagliato. Questo rende il documento non valido e mette a rischio il suo titolare che potrebbe subire gravissime conseguenze se fermato e controllato dalla polizia all’estero, dove non considerano possibili errori di questo tipo ma soprattutto non li ammettono.
Un disastro sotto tutti i fronti! mentre c’è già chi dice che ormai il sistema è obsoleto e forse non sarebbe in grado di reggere all’emissione del nuovo documento elettronico, quello annunciato nel 2012, di conseguenza sarebbe tutto da rifare. Credetemi non è facile spiegare all’estero, ove a volte mi capita di parlare anche di questo argomento, come ci siamo cacciati in questa ennesima assurda situazione!
Un disastro che ci è costato molto caro. Sì perché intanto che si sperimentava la Carta d’identità elettronica, che naturalmente aveva la vocazione anche di carta dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione, ecco spuntare come funghi altre carte elettroniche con lo stesso scopo, con uno spreco di denaro pubblico inconcepibile, proviamo ad elencarle tutte:
- CNS Carta nazionale dei Servizi, che il D.P.R. 2 marzo 2004 n. 117 definisce come il documento rilasciato su supporto informatico per consentire l’accesso per via telematica ai servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni.
- CRS Carta Regionale dei Servizi utilizzata in alcune regioni (Lombardia, Friuli, Sicilia), poi sostituita e assorbita dalla Tessera Sanitaria Carta Nazionale dei servizi. Solo la regione Lombardia nel periodo di emissione ha speso per questo progetto 1,5 miliardi di euro.
- TS-CNS che dal 2011 rappresenta l’evoluzione tecnologica della Tessera Sanitaria (TS) in quanto oltre ai servizi sanitari normalmente offerti da quest’ultima permette l’accesso ai servizi in rete offerti dalla Pubblica Amministrazione.
Un vero pasticcio tutto italiano, comunque la speranza è l’ultima a morire! Così spero che da grande, potrò contare anche io su una carta d’identità sicura e di facile controllo, magari anche simile a quelle che da anni utilizzano in Hong Kong, in Sud Africa, nel Quatar, in Indonesia, o come quella che recentemente viene rilasciata in Nigeria ed in tantissime altre parti del mondo.
Se fosse possibile mi piacerebbe girare l’Europa senza rischiare di essere arrestato perché la polizia estera scopre che il mio codice ICAO non è corretto e quindi deduce che il mio documento è falso, vorrei che la mia carta d’identità fosse anche una tessera sanitaria, un codice fiscale, una tessera elettorale, insomma una moderna carta servizi che mi consenta di poter accedere con facilità a tutte le prestazioni fornite dalla Pubblica Amministrazione e senza bisogno di altre inutili tessere. So che chiedo molto, ma spero fiducioso, e che Dio ce la mandi buona.
*Ispettore Capo Polizia di Stato
Pur garantendo la massima affidabilità riguardo al contenuto di quanto precede, L’autore non risponde dei danni derivanti dall’uso dei dati e delle notizie ivi contenute. Quanto precede rispecchia esclusivamente l’interpretazione dell’autore, e non impegna in modo alcuno l’Amministrazione dello Stato da cui dipende.